Caserma Andolfato, Sgambato (Pd) interroga ministro

Sulla questione della imminente allocazione di un Centro di permanenza per i rimpatri

Santa Maria Capua Vetere.  

È stata posta direttamente all'attenzione del Ministro del'Interno, Marco Minniti, la questione della imminente allocazione di un Centro di permanenza per i rimpatri nella Caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere.

Con una interpellanza urgente depositata già la scorsa settimana ed ora in attesa della risposta ufficiale del rappresentante del Governo che arriverà venerdì alla Camera dei Deputati, l'On. Camilla Sgambato, quale prima firmataria, ed altri colleghi parlamentari hanno chiesto al titolare del Viminale di rivedere la propria decisione che destina l'immobile militare ad ospitare al proprio interno un centro di accoglienza per immigrati ed extracomunitari in attesa di essere rimpatriati.

"La caserma Andolfato è collocata nel centro abitato di Santa Maria Capua Vetere, a ridosso di insediamenti residenziali (anche di residenza agevolata) e commerciali insistenti oltre che in tenimento sammaritano, anche nel limitrofo comune di Capua; come già segnalato dai funzionari della caserma con certificazione del 24 aprile 2017, la Caserma è infatti sita a circa 200 metri dal comune di Capua e nelle dirette vicinanze vivono circa 500 famiglie. 

Il sito prescelto è non solo inopportuno, ma soprattutto inadeguato e contrastante con lo spirito e i principi della norma per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell'immigrazione illegale; in particolare, la scelta di tale sito è in netto contrasto con il dettato dell'articolo 19 del menzionato decreto-legge, il quale, appunto, detta i criteri per la localizzazione del centro di permanenza per i rimpatri precisando che: 'La dislocazione dei centri di nuova istituzione avviene, sentito il presidente della regione interessata, privilegiando i siti e le aree esterne ai centri urbani che risultino più facilmente raggiungibili e nei quali siano presenti strutture di proprietà pubblica che possano essere, anche mediante interventi di adeguamento o ristrutturazione, resi idonei allo scopo, tenendo conto della necessità di realizzare strutture di capienza limitata idonee a garantire condizioni di trattenimento che assicurino l'assoluto rispetto della dignità della persona”, si legge nel testo dell'atto ispettivo. 

"Non si riesce dunque a comprendere come possa essere stata prescelta la caserma Andolfato, la quale non solo si trova all'interno del centro abitato, ma non è neppure 'facilmente raggiungibile', non essendo vicina a stazioni, aeroporti civili o centri di imbarco. 

La cosa che preoccupa maggiormente è che tale situazione di fatto possa incidere sulla concreta fruizione dei diritti umani e dei requisiti di vivibilità ed igiene previsti dalla legge; nell'aprile del 2011, infatti, all'interno della caserma venne istituito un centro di identificazione ed espulsione, scelta, che immediatamente causò una vera e propria emergenza di ordine pubblico e di violazione dei diritti umani; tanto che nei primi di giugno dello stesso anno, il procuratore della Repubblica di S. Maria Capua Vetere, adottò un provvedimento di sequestro probatorio della struttura, in considerazione di accertati fatti eloquenti di devastazione che hanno reso oggettivamente inutilizzabile il Cie di S. Maria Capua Vetere, come ebbe modo di dichiarare pubblicamente il capo della procura, in data 8 giugno 2011. 

Pertanto, devono ritenersi noti i disordini che furono determinati dalla difficoltà di contenere gli immigrati all'interno della struttura, le ripetute violazioni dei diritti umani denunciate e la inidoneità della struttura stessa ad assolvere funzioni connesse alla ospitalità in condizioni accettabili; a ciò deve aggiungersi, che il piccolo territorio cittadino, così come in passato, non sarebbe in grado di gestire l'impatto di tale struttura che, peraltro, si trova nelle immediate vicinanze dell'area archeologica dell'antica Capua (sito di rilevanza nazionale)", conclude Sgambato che ha firmato per prima l'interpellanza, seguita dai deputati Gelli, Cuomo, Ragosta, Bargero, Marantelli, Oliverio, Magorno, Pes, Mazzoli, Giovanna Sanna, Palma, Tino Iannuzzi, Rostellato, Zan, Paolo Rossi, Pagani, Miccoli, Carloni, Manfredi, Sbrollini, Paola Boldrini, Tartaglione, Giuliani, Incerti, Capozzolo, Berretta, D'Incecco, Impegno, Coccia, Rubinato, Beni, Amato, Famiglietti, D'Ottavio, Valiante e Manzi.