Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e detenuto da 180 giorni a Rebibbia, ha indirizzato una lettera ai presidenti di Camera e Senato, pubblicamente letta dal senatore Pd Michele Fina durante il dibattito sulla separazione delle carriere. Nella missiva, l’ex ministro parla di celle roventi, con temperature che rendono la vita in carcere una “tortura”, aggravata da un sovraffollamento estremo.
“La politica dorme con l’aria condizionata”
Alemanno denuncia che, mentre i detenuti soffrono “nelle celle forno”, la classe politica resta indifferente, godendo di ambienti climatizzati. Descrive un carcere in cui spesso si sopravvive solo con un ventilatore e dove le proteste – già cinque solo a giugno – vengono ignorate o criminalizzate.
Appello per umanità, non impunità
Firmata insieme a Fabio Falbo, la lettera non richiede clemenza o impunità, ma semplicemente condizioni più umane e rispettose della dignità umana. Il carcere, scrivono, non può trasformarsi in una “tomba” a causa di incuria e caldo torrido.
Testimonianza parlamentare che accende il dibattito
Il gesto di Michele Fina, leggerne i passaggi in Aula, ha acceso il dibattito parlamentare. Un avversario politico, ha sottolineato, che ora fa appello alla politica affinché intervenga sulle condizioni carcerarie.
Crisi carceraria sotto i riflettori estivi
La lettera porta a galla l’emergenza delle carceri italiane, dove il caldo e il sovraffollamento causano malessere diffuso tra detenuti e agenti penitenziari. È un richiamo urgente a politiche che garantiscano sicurezza, salute e rispetto dei diritti fondamentali