L’età media supera i 56 anni. Secondo uno studio diffuso da Nursing Up, l’età media del personale infermieristico del Servizio sanitario nazionale italiano ha toccato i 56,49 anni. Si tratta di un dato significativamente più alto rispetto alla media europea, che si attesta tra i 40 e i 43 anni, con la Germania a 40,6, il Regno Unito a 43, i Paesi Bassi a 42 e la Spagna a 43 anni. In Italia, il ricambio generazionale appare ormai compromesso.
Un futuro senza ricambio
A preoccupare è soprattutto la previsione per i prossimi 15 anni: un numero molto elevato di infermieri andrà in pensione, ma le nuove leve sono in drastico calo. Dal 2004 al 2023, le iscrizioni ai corsi di laurea in infermieristica sono crollate da oltre 46mila a poco più di 21mila unità. Il presidente del sindacato, Antonio De Palma, sottolinea l’assenza di strategie strutturate per rinnovare la professione.
Salute a rischio per chi resta
Il problema non è solo anagrafico: una recente indagine dell’Istituto superiore di sanità ha evidenziato che il 69% degli infermieri italiani soffre di disturbi legati al lavoro. I più comuni sono le patologie muscoloscheletriche, che colpiscono il 53% del personale, seguiti da stress cronico (17%) e da un peggioramento fisico generale registrato nel 12% dei casi. Una condizione sanitaria allarmante che incide negativamente sulla qualità dell’assistenza e sulla tenuta del sistema.
Modelli esteri e scelte discutibili
Nei Paesi nordici, dove l’età media è inferiore, la percentuale di infermieri affetti da disturbi muscoloscheletrici è inferiore al 30%. Secondo Nursing Up, il governo italiano ignora i segnali d’allarme e propone soluzioni inadeguate come l’introduzione della figura dell’assistente infermiere o il ricorso al personale straniero, senza affrontare alla radice la crisi del settore.