Proposta firmata Fratelli d'Italia L’ultimo punto del bilancio interno della Camera dei Deputati, presentato in aula giovedì 18 luglio poco prima dell’inizio dei lavori, reca la firma di Fabio Rampelli, vicepresidente di Montecitorio e figura di riferimento per Fratelli d’Italia. Il documento, registrato come atto 6/77, suggerisce una maggiore collaborazione con il Senato della Repubblica per “superare eccessive differenziazioni nella disciplina di istituti comuni”. Dietro la formula tecnica, l’intento apparente è quello di armonizzare gli stipendi tra deputati e senatori.
Le reazioni dell’opposizione
A sollevare il caso è stato il Movimento 5 Stelle. Il capogruppo Riccardo Ricciardi ha denunciato pubblicamente quella che ha definito l’ennesima manovra del centrodestra per ritoccare verso l’alto gli emolumenti dei parlamentari, accusando la maggioranza di nascondere il reale obiettivo dietro un linguaggio volutamente vago. Per mettere alla prova le intenzioni di Fratelli d’Italia, Ricciardi ha annunciato la volontà di presentare un ordine del giorno analogo durante il bilancio del Senato, ma in direzione opposta: livellare sì, ma al ribasso.
Le differenze economiche tra i due rami
Attualmente, il trattamento economico di un senatore è più generoso rispetto a quello di un deputato: la differenza media è di circa mille euro netti mensili. A questo si sommano benefit aggiuntivi riservati agli ex senatori, come un rimborso annuo di 2.200 euro per i viaggi in treno per dieci anni dopo la fine del mandato. Sul tema dei vitalizi, infine, permangono profonde divergenze: la Camera ha recentemente confermato il taglio approvato in passato, mentre a Palazzo Madama il Consiglio di garanzia ha riportato in vigore le condizioni pre-2018, adottando un sistema contributivo più favorevole.
Un dibattito già riemerso in passato
Non è la prima volta che la questione approda a Montecitorio. Due anni fa fu Maurizio Lupi, all’epoca rappresentante del centro moderato, a chiedere l’equiparazione degli stipendi e dei fondi destinati ai gruppi parlamentari. Da quel confronto nacque il celebre intervento dell’onorevole Piero Fassino, che ironizzò sul proprio cedolino per lamentare la non adeguatezza delle retribuzioni dei deputati.
