Sequestro alla "Unico-Brera", la procura accusa: «Trucco semantico sulle regole»

Bloccati due edifici in costruzione in via Anfiteatro: 27 indagati tra tecnici e dirigenti

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La procura di Milano ha disposto il sequestro dei due palazzi del progetto “Unico-Brera”, accusando costruttori e tecnici di avere presentato nuove volumetrie come ristrutturazioni per aggirare i vincoli del centro storico. Indagate 27 personeLa proc

La trasformazione urbana di via Anfiteatro, a ridosso del cuore di Brera, si è arrestata davanti al provvedimento firmato dal gip di Milano. Il sequestro dei due edifici in costruzione, rispettivamente di quattro e undici piani per un’altezza complessiva di circa trentacinque metri, rappresenta un colpo inatteso per uno dei progetti immobiliari più discussi della città. L’indagine, condotta dalla procura, coinvolge ventisette persone tra progettisti, funzionari comunali, tecnici e figure apicali dell’Impresa Rusconi, promotrice dell’intervento firmato dall’architetto Marco Cerri con la collaborazione dello Studio ArchiMI.

Le accuse sul presunto “gioco delle definizioni”

Secondo gli inquirenti, la strategia contestata ruoterebbe attorno a una manipolazione delle definizioni urbanistiche. L’impianto accusatorio sostiene che gli interventi siano stati presentati come ristrutturazioni o sostituzioni edilizie, celando in realtà nuove edificazioni non consentite dai vincoli del centro storico. Il giudice per le indagini preliminari parla di «trucco sulle parole» e sottolinea «la totale assenza di buona fede» da parte dei costruttori, ritenendo che la natura effettiva dell’intervento fosse chiara a tutti i soggetti coinvolti.

Il progetto e le sue ambizioni

“Unico-Brera” era stato annunciato come un intervento di rigenerazione urbana destinato a ridefinire un’area molto ambita del tessuto cittadino. I promotori avevano presentato il cantiere come un complesso residenziale di alto profilo, sostenuto da un investimento significativo e pensato per introdurre abitazioni di pregio in un contesto storico. Le perplessità degli investigatori nascono dalla documentazione progettuale e dalle successive varianti, considerate strumenti per mascherare incrementi volumetrici non compatibili con i limiti imposti nella zona.

Un fronte investigativo ampio

L’elenco degli indagati comprende funzionari del Comune coinvolti nell’iter autorizzativo, professionisti incaricati delle relazioni urbanistiche e dirigenti dell’Impresa Rusconi. Tra loro figurano anche il progettista Marco Cerri e tecnici dello Studio ArchiMI. Le ipotesi di reato spaziano dal falso ideologico all’abuso d’ufficio, fino alla lottizzazione abusiva, configurando un quadro che la procura definisce «complesso e stratificato», con una possibile responsabilità condivisa lungo l’intera filiera edilizia.

Le reazioni e gli scenari

L’azienda promotrice, al momento, non ha diffuso commenti ufficiali. Le difese sostengono che ogni passaggio autorizzativo sia stato eseguito nel rispetto delle norme e respingono l’idea di un intento fraudolento. Il sequestro, intanto, blocca tutte le attività di cantiere in attesa delle verifiche successive. La procura prosegue l’analisi di atti, perizie e passaggi amministrativi, valutando se il presunto escamotage linguistico sia stato un errore interpretativo o un’azione deliberata per aggirare i vincoli urbanistici.