Maxi truffa da 30 milioni, colpita l’Opera del Duomo di Firenze: nove fermi

False fatture, riciclaggio e frodi informatiche ai danni della Onlus

maxi truffa da 30 milioni colpita l opera del duomo di firenze nove fermi

Una rete internazionale di truffatori avrebbe sottratto milioni all’Opera di Santa Maria del Fiore

L’Opera di Santa Maria del Fiore, la Onlus che sovrintende la Cattedrale, il campanile di Giotto e il Battistero, è finita al centro di una delle truffe più ingenti degli ultimi anni. La Squadra Mobile di Brescia, su mandato della Procura, ha ricostruito un sistema capace di drenare risorse per trenta milioni di euro in appena sei mesi. Le indagini, partite nel marzo 2025, hanno portato all’arresto di nove persone di diverse nazionalità e al sequestro di ingenti somme di denaro.

Il meccanismo della frode informatica

L’inchiesta è nata da una denuncia presentata dopo un raggiro ai danni dell’Opera, che sarebbe stata indotta a versare oltre un milione e settecentomila euro su un conto corrente fittizio. L’attacco informatico, riconducibile al modello della business e-mail compromise, avrebbe simulato comunicazioni legate al restauro del Complesso Eugeniano di Firenze. Da quel primo episodio gli investigatori hanno iniziato a seguire il flusso del denaro, individuando una rete di conti bancari in Italia e in vari Paesi europei, oltre che in Nigeria e Croazia.

Le società “cartiera” e la macchina delle false fatture

Accanto alla frode informatica, gli inquirenti hanno ricostruito un sistema parallelo finalizzato all’evasione fiscale. Il gruppo avrebbe costituito società fittizie utilizzate per emettere fatture per operazioni inesistenti. Gli imprenditori che si rivolgevano agli intermediari ottenevano retrocessioni di denaro su conti italiani ed esteri, mentre gli organizzatori trattenevano percentuali variabili a seconda delle operazioni. Una fitta trama di movimentazioni avrebbe contribuito a generare la cifra record degli ultimi mesi.

Denaro nascosto e arresti in mezza Italia

Il blitz scattato all’alba dell’11 dicembre ha interessato numerose province, da Brescia a Milano, da Bergamo a Vicenza, fino a Prato e Rieti. Durante le perquisizioni gli agenti hanno sequestrato mezzo milione di euro in contanti e individuato un appartamento a Milano utilizzato per conservare parte del denaro accumulato. Un precedente riscontro, avvenuto il 4 settembre, aveva già permesso di scoprire quasi duecentomila euro in contanti nascosti in sacchetti sigillati all’interno di un’auto diretta da Brescia a Vicenza.

L’indagine che svela una rete sofisticata

La Procura di Brescia parla di un sistema ramificato, capace di intrecciare frodi informatiche, riciclaggio e circuiti fiscali paralleli. Oltre ai nove fermati, altri ventuno soggetti sono stati perquisiti per chiarire ruoli e responsabilità in una vicenda che ha coinvolto una delle istituzioni più simboliche della città di Firenze. Le verifiche proseguono per definire i confini economici e operativi di un’organizzazione che, secondo gli inquirenti, aveva messo in piedi un ingranaggio criminale in grado di muovere capitali a ritmo industriale.