Andrea Cavallari, 26 anni, è scomparso il 3 luglio dopo aver usufruito di un permesso per discutere la sua tesi all’Università di Bologna. Condannato in via definitiva per la strage di Corinaldo, nella quale persero la vita sei persone, stava scontando una pena di quasi dodici anni nel carcere della Dozza. Il giovane si è presentato regolarmente all'esame, ha festeggiato con i familiari, ma non è mai rientrato in carcere.
Nessun segnale di fuga, poi la scomparsa
Accompagnato dalla madre e accolto dal patrigno e dalla nonna per il pranzo post-laurea, Cavallari non aveva mostrato segnali di disagio o intenzioni evasive. Al termine dei festeggiamenti si è allontanato, dicendo di voler incontrare la fidanzata. Da allora è irrintracciabile. Dopo le dodici ore previste per legge, la polizia penitenziaria ha notificato l’assenza alla magistratura, che ha aperto un’indagine per evasione.
Le indagini si concentrano sull'area emiliana
Le forze dell’ordine stanno effettuando controlli in punti strategici tra Bologna e Modena. Con lui è scomparsa anche la fidanzata, che non risultava in contatto recente con Cavallari in carcere. La procura di Bologna, in coordinamento con quella di Ancona, segue il caso. Intanto il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha richiesto una relazione dettagliata sulle modalità del permesso.
Le polemiche sulla vigilanza e la difesa del tribunale
Il permesso non era premio, ma per necessità: serviva a garantire il diritto allo studio. La presidente del Tribunale di sorveglianza, Maria Letizia Venturini, ha spiegato che il detenuto era stato giudicato non a rischio, sulla base del suo percorso regolare. Il patrigno, però, critica la scelta di non prevedere una scorta, giudicandola eccessivamente fiduciosa dopo una condanna così grave.
L’appello al ritorno: “Dimostri che non è una fuga definitiva”
Il rettore dell’Università di Bologna conferma che in altri casi simili non sono stati previsti accompagnamenti da parte della penitenziaria. Ma le riflessioni non mancano. Il garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, ha evidenziato la necessità di percorsi più efficaci di responsabilizzazione. Irma Conti, del Collegio del Garante, ha lanciato un appello pubblico affinché Cavallari si riconsegni spontaneamente alle autorità.
