Un piano premeditato messo in atto con lucidità. La ricostruzione investigativa ribalta ogni versione fornita da Mark Antony Samson. Il giovane, oggi in carcere, aveva scritto ai suoi amici che se Ilaria non fosse tornata con lui, l’avrebbe uccisa. La minaccia si è trasformata in tragedia nella notte tra il 25 e il 26 marzo, quando ha colpito la ex fidanzata con tre coltellate. I messaggi emersi dal suo cellulare smentiscono ogni tentativo di minimizzare la sua responsabilità.
Ossessione, controllo e violenza: il clima prima del delitto
Ilaria Sula aveva interrotto la relazione da mesi, ma Samson non si era mai arreso. La seguiva, la controllava, cercava di sapere ogni suo spostamento. Il giorno dell’omicidio si era introdotto con la forza nella sua abitazione e aveva tentato di portare via il computer. Cacciato dalle coinquiline, è tornato a casa. Poco dopo Ilaria lo ha raggiunto per affrontarlo. È lì che lui l’ha uccisa, in presenza della madre.
Il ruolo della madre e il tentativo di depistare le indagini
Dopo aver commesso il femminicidio, Samson ha nascosto il corpo della ragazza in una valigia, aiutato dalla madre Nors Man Lapaz. Insieme, hanno gettato la valigia in un dirupo a Poli. Nei giorni successivi, il ragazzo ha partecipato alle ricerche e ha finto cordoglio, scrivendo anche messaggi dal telefono di Ilaria per ingannare amici e familiari. Nessun segno di pentimento: ha mostrato dispiacere solo per aver deluso i genitori.
La procura valuta il giudizio immediato
Samson è stato interrogato a lungo dal pubblico ministero e potrebbe essere processato con rito immediato. I messaggi trovati sul suo telefono e la ricostruzione dei fatti confermano la volontà premeditata di uccidere. Le accuse sono aggravate dalla presenza della madre in casa e dalla successiva alterazione delle prove. Le indagini proseguono, ma la dinamica appare ormai chiara.
