Smartphone e orari al centro del processo Grillo jr: la sentenza a settembre

Il pm Capasso replica alle difese: decisiva la battaglia sui tempi tra le 6 e le 9 del mattino

smartphone e orari al centro del processo grillo jr la sentenza a settembre

Nell'aula del tribunale di Tempio Pausania il confronto si gioca sui dati digitali: orari di scatti, video, geolocalizzazioni e “contapassi” degli smartphone saranno cruciali per ricostruire la cronologia delle presunte violenze

La tecnologia come orologio giudiziario. Il vero ago della bilancia nel processo che vede imputati Ciro Grillo e tre suoi amici per stupro di gruppo sarà il tempo. Non in senso astratto, ma letterale: l’orario dei video, i dati dei contapassi, le luci naturali visibili nelle foto, le localizzazioni GPS. Tutto il materiale estratto dagli smartphone diventa una sorta di cronometro processuale. L’accusa e le difese si fronteggiano sulle ore cruciali del mattino del 17 luglio 2019: stabilire con esattezza se l’episodio incriminato sia avvenuto alle 6 o alle 9 può cambiare la narrazione degli eventi, fino a ribaltarne il significato penale.

L'arringa del pm e la decisione di replicare

Dopo una requisitoria di oltre quattro ore, il procuratore capo Gregorio Capasso ha annunciato la volontà di replicare alle argomentazioni dei legali difensivi. È un passaggio che rallenta la corsa verso la sentenza ma ne aumenta il peso specifico. La richiesta è netta: nove anni di reclusione per tutti gli imputati. Secondo la Procura, lo stupro singolo da parte di Francesco Corsiglia si sarebbe consumato per primo, seguito a breve distanza dall’abuso di gruppo con la partecipazione di Grillo, Capitta e Lauria. Subito dopo, le foto oscene scattate accanto a una seconda ragazza che dormiva. Una sequenza che, secondo l'accusa, è tutta collocabile tra il mattino e la tarda mattinata.

Le difese spostano la linea del tempo

Per gli avvocati della difesa, tra cui Mariano Mameli, la tempistica è un altro film. Secondo loro, il primo rapporto – ritenuto consensuale – avverrebbe prima dell’uscita per comprare sigarette, avvenuta con la stessa presunta vittima. Seguono il rientro in casa, il cosiddetto “beverone” a base di vodka, e il resto della serata. Secondo questa tesi, appare insensato che una persona vittima di violenza decida di uscire per poi rientrare con gli stessi soggetti. Giulia Bongiorno, legale della giovane donna, ha però contestato questo punto: «Non c’è prova che la mia assistita sia uscita per acquistare sigarette».

L'udienza finale si sposta a settembre

Con la decisione del pm di replicare, si apre un nuovo ciclo di udienze. Il calendario è fissato: 1 e 2 settembre per le repliche e controrepliche, il 3 per l’eventuale sentenza. Un passaggio che potrebbe mettere la parola fine a uno dei processi più delicati e controversi degli ultimi anni, che ha coinvolto il figlio di un noto personaggio pubblico e ha riacceso il dibattito sul consenso, la prova materiale, il ruolo dei media e l’impatto sociale di certi reati.

Tra prove digitali e clima avvelenato

La difesa ha anche sottolineato le conseguenze sociali che stanno colpendo i ragazzi coinvolti: minacce, insulti dagli spalti di una partita di calcio, campagne di odio sui social. Mameli ha richiamato persino un altro caso giudiziario a Sassari, per sottolineare che senza prova della materialità non può esserci condanna per violenza sessuale. Ma è proprio sulla "materialità" che si deciderà tutto: orari, pixel, passi e coordinate digitali.