opo mesi di annunci, ritardi e tensioni, il piano straordinario per l’edilizia penitenziaria è stato finalmente approvato dal Consiglio dei Ministri. Obiettivo dichiarato: colmare il divario strutturale di 15.700 posti, in un sistema penitenziario da anni afflitto da sovraffollamento cronico e carenze strutturali. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rivendicato l’approccio: adeguare la capienza al numero di condannati, non il contrario, per garantire «certezza della pena».
Moduli prefabbricati e ampliamenti: cosa prevede il piano
Il piano elaborato dal commissario straordinario Marco Doglio prevede 9.696 nuovi posti in tre anni grazie a 60 interventi edilizi e altri 5.000 da ricavare tramite operazioni di trasformazione e valorizzazione immobiliare. Gli interventi saranno distribuiti per il 37% al Nord, 22% al Centro e 42% al Sud. Entro il 2025 saranno attivati 1.472 posti.
Molte strutture nasceranno come moduli prefabbricati nei cortili degli istituti esistenti, scelta definita «pragmatica» dal governo, ma già duramente contestata da chi denuncia il rischio di trasformare gli spazi trattamentali e sportivi in “ghetti penitenziari”, sacrificando il principio costituzionale della funzione rieducativa della pena.
Liberazione anticipata e telefonate: il pacchetto del regolamento
Tra le novità introdotte con regolamento, per renderle immediatamente operative, ci sono la riforma delle liberazioni anticipate e l’aumento delle telefonate concesse ai detenuti. Le prime saranno subordinate alla partecipazione effettiva al percorso rieducativo, con l’obbligo per il magistrato di specificare nel decreto esecutivo le detrazioni previste e le condizioni per mantenerle. Le telefonate mensili aumentano da una a sei per chi è condannato per reati minori, da due a quattro per gli altri.
Ddl per tossicodipendenti: comunità al posto del carcere
Più articolata la misura prevista per i detenuti tossicodipendenti e alcoldipendenti. Un disegno di legge, annunciato dal sottosegretario Alfredo Mantovano, prevede che chi ha pene fino a otto anni e accerta una dipendenza potrà chiedere la detenzione domiciliare in una comunità terapeutica, anche senza una condanna definitiva. La richiesta potrà essere presentata una sola volta e dovrà essere supportata da un programma verificabile.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha parlato di un potenziale alleggerimento delle presenze in carcere, con stime che indicano fino a 10mila detenuti interessati. Tuttavia, per il primo anno si prevede l’ingresso nelle comunità di circa un migliaio di persone.
Il nodo personale e la lentezza dei tempi
Resta ancora irrisolto il problema delle risorse umane. Magistrati di sorveglianza e personale penitenziario sono sottodimensionati rispetto al carico previsto dal piano. Nordio ha denunciato le resistenze del Csm nell’assegnare nuovi magistrati agli uffici di sorveglianza, indispensabili per gestire le misure alternative e le nuove funzioni. Anche il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria dovrà adeguare l’organico in vista dell’attuazione dei nuovi moduli.
Le critiche: “piano d’estate”, poca riforma, tanta emergenza
Molti osservatori notano come il piano, pur ampio, si presenti come l’ennesimo intervento emergenziale estivo, senza una vera riforma del sistema. Il rischio è che il carcere resti un contenitore privo di prospettive riabilitative reali. Le critiche si appuntano soprattutto sulla rapidità con cui si pensa di introdurre prefabbricati in luoghi non sempre idonei, riducendo gli spazi già oggi insufficienti. Anche il Presidente della Repubblica ha recentemente richiamato l’attenzione sul ruolo fondamentale degli spazi educativi, trattamentali e lavorativi all’interno del sistema penitenziario.
