Milano sotto inchiesta. Marinoni accusa: "Processo morale, non penale"

Dura replica delle difese nell’inchiesta sull’urbanistica

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Al settimo piano del Palazzo di Giustizia, sei imputati contestano le accuse dei pm: difese concentrate a smentire pressioni e tangenti, mentre Catella e Tancredi provano a dimostrare la correttezza del proprio operato

Nel cuore del Palazzo di Giustizia di Milano, la giornata di ieri ha visto la prima, decisa risposta degli indagati nell’inchiesta che scuote l’urbanistica cittadina. Sei imputati, tra imprenditori, architetti e amministratori pubblici, hanno incontrato il gip Mattia Fiorentini per respingere le accuse mosse dalla procura. Il quadro accusatorio – che ipotizza favori mascherati da consulenze e pressioni indebite per orientare l’approvazione dei progetti edilizi – è stato definito sproporzionato e fondato su giudizi morali anziché prove concrete.

La linea difensiva di Marinoni
È stato l’avvocato Eugenio Bono a tracciare la linea più netta. Difensore di Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione per il Paesaggio, ha criticato la procura per aver trasformato l’inchiesta in un attacco generalizzato alla città di Milano. La sua memoria difensiva ha contestato l’enfasi dei magistrati sui presunti comportamenti "eticamente discutibili", ritenendo la narrazione della procura più simile a un teorema che a un impianto penalmente fondato.

Tancredi rivendica trasparenza
Tra i primi a parlare, l’ex assessore Giancarlo Tancredi ha rigettato qualsiasi coinvolgimento personale, sostenendo di aver sempre operato per il bene pubblico e senza secondi fini. Ha affermato con determinazione di non aver mai ricevuto benefici personali e di non aver mai favorito alcun progetto per convenienza politica o economica. La sua difesa ha cercato di distanziarlo nettamente dal sindaco Beppe Sala, le cui deleghe sono ora affidate alla vicesindaca.

Catella prova a fare chiarezza
Manfredi Catella, imprenditore alla guida di Coima, ha affrontato l’interrogatorio assistito da una squadra di esperti e dai suoi legali, tra cui l’ex ministra Paola Severino. Dopo due ore di confronto, ha dichiarato di aver spiegato nel dettaglio ogni passaggio contestato, portando documentazione per giustificare le parcelle versate all’architetto Scandurra. Ha negato qualsiasi relazione tra quei compensi e i progetti incriminati, sostenendo che si trattava di prestazioni professionali lecite e tracciabili.

Un passo indietro per evitare le misure cautelari
Nel tentativo di scongiurare provvedimenti restrittivi, Catella ha comunicato la volontà di rinunciare alle deleghe esecutive in Coima che riguardano i rapporti con la pubblica amministrazione. Una scelta strategica per dimostrare l’assenza di rischio di reiterazione del reato. Una posizione simile è stata adottata anche da altri indagati, nel tentativo di depotenziare l'impianto accusatorio e ridurre la pressione giudiziaria.

L’ombra lunga del caso Pirellino
Al centro dell’inchiesta resta il progetto di restyling del Pirellino, simbolo dell’indagine, che coinvolge architetti e politici di primo piano. Secondo l’accusa, dietro le consulenze si celavano pressioni per ottenere via libera dalla Commissione del paesaggio. Ma gli indagati rivendicano il diritto di esercitare la propria attività imprenditoriale e professionale, ribadendo l’assenza di favori illeciti. Intanto proseguono le analisi dei dispositivi sequestrati per cercare eventuali elementi che allarghino l’indagine anche al livello politico.