All’inizio di giugno, un gruppo di amici si è ritrovato in un ristorante di Bogliasco, nel genovese, per una cena informale. Alla tavolata erano presenti una donna, un medico e un notaio. Dopo la chiusura del locale, si sono aggiunti anche il proprietario del ristorante e la sua compagna, collega della donna. La serata si è trasformata in rapporti di gruppo tra adulti consenzienti, con l’ipotesi di un uso di sostanze stupefacenti.
La scoperta delle foto
Il giorno successivo, il medico avrebbe avvisato la donna che alcune immagini della notte, scattate con lo smartphone del notaio, stavano circolando in chat private. Le foto, a contenuto sessuale, erano state condivise senza alcuna autorizzazione da parte delle persone ritratte. La donna, scioccata dalla notizia, ha chiesto assistenza al suo legale, l’avvocato Salvatore Calandra.
L’inchiesta della Procura
Dopo la denuncia, la Procura di Genova ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di revenge porn, previsto dall’articolo 612-ter del codice penale. Gli inquirenti stanno acquisendo testimonianze e verificando le chat in cui le immagini sarebbero state diffuse. Il notaio risulta indagato per aver scattato e condiviso le foto senza il consenso dei presenti. Le indagini sono affidate alla polizia di Stato.
La legge sul revenge porn
In Italia, la diffusione non consensuale di immagini intime è punita con pene che vanno da uno a sei anni di reclusione e sanzioni fino a 15.000 euro. Il reato, introdotto con il Codice Rosso nel 2019, nasce per tutelare la dignità e la privacy delle vittime di violazioni digitali e abusi emotivi.
Una vicenda emblematica
Il caso di Bogliasco mette in evidenza la fragilità dei confini tra vita privata, consenso e responsabilità legale. Gli inquirenti dovranno chiarire non solo la dinamica dei fatti, ma anche l’eventuale ruolo di sostanze stupefacenti e il grado di consapevolezza delle persone coinvolte. L’inchiesta è nelle fasi iniziali e i prossimi sviluppi saranno determinanti.
