Zelensky vede il Papa, ora Meloni: Roma tra diplomazia e tensioni interne

Si è chiuso il colloquio con il pontefice, mentre la premier prepara un confronto complicato

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Il presidente ucraino ha concluso da 52 minuti l’incontro con Papa Leone, precedendo il faccia a faccia con Giorgia Meloni. La premier arriva al vertice tra pressioni internazionali, richiami europei e le posizioni filorusse del vicepremier Salvin

L’arrivo di Volodymyr Zelensky a Roma ha segnato una nuova tappa nella fitta diplomazia che accompagna il conflitto ucraino. Il colloquio con Papa Leone, durato poco più di mezz’ora, si è svolto in un clima definito riservato ma costruttivo, con al centro il tema di una possibile de-escalation e la sorte dei civili coinvolti nella guerra. Il pontefice, come già in altre occasioni, ha insistito sulla necessità di un percorso negoziale credibile, ribadendo l’urgenza di tutelare i più vulnerabili e di aprire corridoi umanitari efficaci. A breve Zelensky varcherà la soglia di Palazzo Chigi per un confronto che si annuncia molto più politico. Giorgia Meloni accoglie il leader ucraino in un momento complesso: da un lato la necessità di mantenere allineata l’Italia ai partner europei nella condanna dell’invasione russa, dall’altro il rapporto con gli Stati Uniti, oggi percepiti più inclini ad ammorbidire la pressione su Mosca in vista di un nuovo quadro negoziale. La premier sa di dover mostrare coerenza e continuità, evitando incrinature nella posizione ufficiale italiana.

Le fratture nella maggioranza e il ruolo di Salvini

Sul tavolo c’è anche il fronte interno, mai del tutto pacificato. Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, continua a distinguersi per un atteggiamento più comprensivo verso Vladimir Putin, un orientamento che riemerge puntualmente in occasione delle visite ufficiali di Kiev. Le sue sortite pubbliche rappresentano un elemento di fragilità politica per Meloni, costretta a tenere insieme una maggioranza che, di fronte alla guerra, mostra sensibilità divergenti. Il passaggio romano di Zelensky obbliga dunque il governo a un esercizio di equilibrio. L’Italia vuole confermare il proprio impegno al fianco dell’Ucraina, ma deve farlo senza incrinare i rapporti con Washington e senza alimentare ulteriori tensioni interne. Il bilaterale di oggi sarà un banco di prova decisivo per capire se Roma saprà mantenere una linea chiara in una fase internazionale segnata da incertezze e pressioni crescenti.