La prospettiva di un’intesa in Ucraina, secondo il racconto diffuso negli Stati Uniti, si muove attorno a un pacchetto negoziale strutturato in tre documenti: un piano di pace, un insieme di garanzie di sicurezza e un programma per la ripresa economica. Il quadro, descritto dall’opinionista David Ignatius, riflette l’idea che solo una combinazione di protezione militare e prospettive economiche possa rendere accettabile a Kiev un accordo ancora fragile nelle sue premesse.
L’adesione all’Unione Europea
Tra i punti più rilevanti figura l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione, ipotizzato a partire dal 2027. La road map sarebbe sostenuta dall’amministrazione statunitense, che ritiene superabile anche la resistenza di alcuni governi europei. L’adesione rappresenterebbe, nelle valutazioni riportate, un passaggio decisivo per consolidare investimenti, favorire riforme interne e definire l’identità europea del Paese, elemento che Mosca continua a contestare.
Le garanzie di sicurezza
Gli Stati Uniti valutano un impegno che richiami la protezione prevista dall’Articolo 5 dell’Alleanza Atlantica, formalizzato con un trattato presidenziale e un secondo accordo firmato dai partner europei. I negoziatori stanno esaminando tempi e modalità di risposta nel caso di future violazioni del cessate il fuoco, mantenendo inalterato anche il sostegno di intelligence già fornito a Kiev.
La questione delle forze armate ucraine
Il nodo del numero dei soldati resta irrisolto. Le prime bozze prevedevano limiti fissi, poi ampliati su richiesta ucraina, ma Kiev rifiuta di inscrivere un tetto nella propria Costituzione. Una soluzione intermedia potrebbe prevedere una ripartizione tra esercito regolare e forze supplementari, simile al modello americano con Guardia nazionale e riservisti.
La zona demilitarizzata
Il cessate il fuoco verrebbe sorvegliato da una fascia demilitarizzata lungo l’intera linea da Donetsk alle regioni di Zaporizhzhia e Kherson. Il paragone più ricorrente, nel dibattito dei negoziatori, è quello con la zona di sicurezza istituita nella penisola coreana, un modello ritenuto in grado di contenere il rischio di nuove escalation.
Gli scambi territoriali
Resta irrisolto il tema del Donetsk. Mosca chiede la rinuncia ucraina a una parte del territorio ancora sotto controllo di Kiev, mentre gli Stati Uniti avrebbero suggerito un compromesso temporaneo con la creazione di un’area demilitarizzata. Il presidente Zelensky, secondo le fonti citate, continua a opporsi a qualsiasi cessione territoriale, mentre valutazioni americane divergono sulle possibili evoluzioni al fronte nei prossimi mesi.
Il futuro di Zaporizhzhia
La centrale nucleare, oggi occupata, tornerebbe sotto una gestione neutrale. Una delle ipotesi allo studio prevede un ruolo diretto degli Stati Uniti, che gli ucraini considerano una garanzia aggiuntiva contro il rischio di nuove pressioni militari.
La ricostruzione e il nodo degli asset russi
Il capitolo economico è legato all’utilizzo dei beni russi congelati in Europa, indicati come fonte primaria per un fondo di ricostruzione. Alle risorse europee si sommerebbe un’iniziativa di investimento statunitense, con il coinvolgimento di grandi gruppi finanziari e istituzioni internazionali. L’obiettivo dichiarato è mobilitare centinaia di miliardi per la ripresa ucraina, in linea con una visione che punta a sostituire il conflitto con lo sviluppo economico.
