Per la prima volta dal 2022, sostiene il cancelliere tedesco Friedrich Merz, un cessate il fuoco appare possibile. A rendere credibile lo scenario non è solo il clima politico, ma soprattutto ciò che gli Stati Uniti hanno portato al tavolo negoziale nella capitale tedesca. Dal punto di vista materiale e giuridico, l’impegno americano viene definito «notevole» dallo stesso Merz, perché introduce garanzie di sicurezza esplicite a favore dell’Ucraina.
Le garanzie stile Nato
Il nodo centrale dell’intesa riguarda un meccanismo di tutela che richiama l’articolo 5 dell’Alleanza Atlantica. Per la prima volta, un impegno militare statunitense a fianco di Kiev, richiesto con insistenza dai Paesi europei, risulta formalizzato nero su bianco. Un passaggio che segna una discontinuità rispetto agli anni precedenti e che, secondo le diplomazie coinvolte, rende politicamente complesso per Washington fare un passo indietro.
Il ruolo degli Stati Uniti
A nome di Donald Trump, le garanzie sarebbero state assunte da Steve Witkoff e Jared Kushner. Un coinvolgimento che rafforza il peso politico dell’accordo e che trova immediata conferma nelle parole del presidente americano. Dalla Casa Bianca, Trump parla di un processo di pace più avanzato che in qualsiasi altro momento dall’inizio del conflitto, rivendicando numerosi contatti con il presidente russo Vladimir Putin e sostenendo che l’intesa sia ormai «molto vicina».
Le implicazioni per l’Europa
Per i governi europei, quanto emerso a Berlino apre uno scenario inedito. Le garanzie americane ipotizzano infatti, per la prima volta, una presenza militare in Ucraina come parte del sistema di sicurezza post-conflitto. Un’ipotesi che cambia il quadro strategico e che ora dovrà essere valutata nei suoi risvolti politici, militari e diplomatici, mentre il fronte negoziale resta in movimento.
