Napoli dice addio a dj Godzi: il padre promette battaglia per la verità

Folla ai funerali di Michele Luca Noschese morto a Ibiza il 18 luglio scorso

Napoli.  

Un mese dopo la morte in circostanze ancora oscure, Napoli ha accolto le spoglie di Michele Noschese, il 36enne dj noto sulla scena musicale internazionale come Godzi, scomparso il 19 luglio a Ibiza durante un controverso intervento della polizia spagnola.

I funerali, celebrati nella Basilica di San Francesco da Paola, si sono trasformati in un abbraccio collettivo, sul feretro la bandiera tricolore, la maglietta della sua squadra di calcio con il numero 5 e sullo sfondo una gigantografia che lo ritrae sorridente. Ma tra le note dell’inno nazionale e gli omaggi delle istituzioni, una domanda resta aperta: cosa è davvero accaduto quella notte?

Un addio tra musica e dolore

A celebrare le esequie, il cappellano Mario Savarese, che nell’omelia ha ricordato Michele come un giovane artista “attaccato alla vita, alla musica e allo sport”. “La tua musica è un messaggio di bellezza e resterà con noi”, ha detto, mentre in chiesa sedevano l’assessore comunale Teresa Armato, il consigliere regionale Mario Morcone, il consigliere regionale della Lega Severino Nappi e decine di amici. All’uscita del feretro, la famiglia ha fatto risuonare l'Inno d'Italia in piazza Plebiscito, simbolo di un legame mai spezzato.

Le ombre sull’intervento della polizia

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio preterintenzionale, ipotizzando un uso “sproporzionato” della forza da parte degli agenti spagnoli. Il padre, Giuseppe Noschese, è netto: “Mio figlio è morto per un intervento energico, non per un infarto”. A Ibiza, l’autopsia fu svolta in fretta, senza avvisare le autorità italiane. Ora una nuova perizia a Roma, i cui risultati arriveranno a settembre, potrebbe cambiare la ricostruzione. “Non cerchiamo un colpevole, ma chi non era formato per quel ruolo”, aggiunge il padre, "Oggi posso finalmente dare degna sepoltura a mio figlio. Voglio arrivare a una verita' concreta. Sono abituato a correre e combattere e combattero' anche questa ennesima sfida che la vita mi ha messo di fronte. Noi non siamo alla ricerca di alcun colpevole. Io ho un'idea chiara di cosa e' successo, ma naturalmente sono il padre di Michele Luca, quindi sono di parte. Sicuramente la giustizia spagnola e italiana sapranno fare il loro corso e ho la massima fiducia a cio' che decideranno", ha aggiunto Giuseppe Noschese. 

Una verità ancora lontana

Mentre la Spagna difende la versione dell’arresto per “resistenza”, in Italia cresce lo scetticismo. Noschese ribadisce la fiducia nelle istituzioni, ma il nodo resta: come è morto un ragazzo sano, appena reduce da 50 vasche in piscina? Le indagini andranno avanti, e la salma – seppellita, non cremata – potrà essere riesumata. Intanto, Napoli lo saluta come un figlio. “Eri artista nel cuore”, ha detto il cappellano. E la sua musica, ora, suona anche come una richiesta di giustizia.