Uccide moglie,figlio e s'impicca.«In marcia per Catia e Luigi»

Oggi i funerali, domani il corteo in paese a Frattaminore

Frattamaggiore.  

 

di Simonetta Ieppariello

Funerali separati. Da un lato Catia e il piccolo Luigi e don Maurizio Patriciello che dall’altare della parrocchia di Don Maurizio pregava per le due vittime di una strage familiare, l’ennesima tragedia invocando in tutti amore e perdono, ma soprattutto perchè violenza non ci sia, fuori e dentro le mura domestiche. Nella vicina Frattamaggiore si sono svolte le esequie di Gennaro Iovinella, il compagno di Catia e padre di Luigi. Troppo dolore per una comunità intera che non sa darsi una risposta su quanto accaduto. Un padre che prima ha fracassato la testa di sua moglie uccidendola, poi ha soffocato il suo stesso figlio fino a spezzargli il collo, per poi impiccarsi e portarsi dietro la verità di tanto orrore. Oggi il sindaco Giuseppe Bencivenga ha proclamato lutto cittadino. Bandiere a mezza asta e negozi chiusi. Domani la marcia con un paese addobbato di scarpe rosse per riflettere sulla triplice tragedia. 

Domani sera alle 20 un corteo percorrerà le vie del paese partendo dalla casa comunale di Frattaminore per giungere poi nei pressi della Parrocchia di San Maurizio, dove tutti i presenti potranno raccogliersi in un momento di preghiera per Catia e il suo bambino.  Durante la fiaccolata di solidarietà, che si svolgerà venerdì, tanti palloncini bianchi leveranno al cielo, per ricordare Luigi e i bambini vittime di infanticidio.

Per commemorare Catia , il comune di Frattaminore ha deciso di accogliere il simbolo della lotta al femminicidio, disponendo per le strade del paese numerose scarpe di colore rosso. Una grande distesa di scarpe rosse come il sangue che scorre.


“Purtroppo – aggiunge l’assessore Lettera – uno dei più grossi ostacoli da superare, quando una donna è vittima di violenza, è la paura. Si ha paura non solo del proprio carnefice, ma del giudizio, della solitudine, delle difficoltà che inevitabilmente si dovranno affrontare. E la paura spinge a non denunciare. Spero che il gesto di pregare davanti alle scarpe rosse sensibilizzi alla solidarietà: se conosciamo qualcuno che subisce violenze, e ha paura di denunciare, impariamo a non farci “i fatti nostri”: tendiamole una mano, ascoltiamola, convinciamola che ci sono, anche al Comune, figure specializzate come psicologhe e assistenti sociali in grado di aiutare. Non aspettiamo le tragedie per poi ricordare le vittime: solidarietà è agire per prevenire”.