Ucciso dal treno. «Ciro, aiutami a superare questo inferno»

In migliaia per l'addio a Ciro Ascione. La commovente lettera di sua sorella

Arzano.  

 

di Simonetta Ieppariello

Un silenzio assordante ha accolto l’arrivo del feretro di Ciro Ascione in chiesa. Dolore e strazio ad Arzano per i funerali del giovane 16enne morto in un tragico incidente. Ciro sarebbe morto, secondo quanto confermato da inquirenti ed esame autoptico, perchè si era aggrappato al treno che partiva per Casoria, quando le porte erano già chiuse.

Lacrime e commozione quando sua sorella Martina, ha letto una lettera in cui ricorda la dolcezza di un ragazzino speciale, dolce e desideroso di vivere.

“Scrivo a te, angelo mio, per raccontarti di mio fratello Ciro, che ora è l’angelo più bello - ha detto la sorella dall’altare, commuovendo migliaia di persone arrivate in chiesa per dare l’ultimo saluto al sedicenne -. Non eravamo semplici fratelli, lui mi era sempre accanto. Eravamo inseparabili, non litigavamo mai. Amore più puro del nostro non esisteva. Ciro è sempre stato un angelo, troppo buono e bello per questa vita. Porterò sempre mio fratello nella mia anima, so che saprà darmi la forza per superare questo inferno». Applausi e lacrime alla lettura della missiva.

Ma tanti non si rassegnano ad una morte così assurda. Tante mamme tra le lacrime chiedono che si faccia chiarezza sugli ultimi momenti di vita del sedicenne.

 Ciro era scomparso sabato sera ed è stato ritrovato cadavere tre giorni dopo sulla massicciata della linea ferroviaria, a meno di un chilometro dalla stazione di Casoria dove lo aspettava il papà.

Come confermato dall’autopsia il ragazzo sarebbe morto nel tremendo impatto con il pietrisco dei binari, dopo essere caduto a una velocità intorno ai cento chilometri all’ora, da quell’esile appiglio del predellino del vagone sul quale era saltato dopo la chiusura delle porte del treno in partenza dal binario 5 della stazione di Piazza Garibaldi. Ma molte mamme, molti parenti e amici del ragazzo non credono che il sedicenne si possa essere aggrappato alla porta di uno dei vagoni, appoggiando i piedi sullo stretto predellino. Un azzardo troppo grande per un ragazzo come Ciro, racconta qualcuno sul sagrato della chiesa. Molti invocano giustizia per delle indagini che sarebbero apparse caotiche. Molti dubbi sul ritrovamento avvenuto solo dopo tre giorni da quel maledetto sabato sera. «Noi mamme non ci rassegniamo ad una morte così. Fisicamente è davvero possibile aggrapparsi e mantenersi ad un treno su un predellino così ridotto?

Qualcuno ha provato a verificare se è possibile? E’ mai possibile che il corpo sia stato trovato solo tre giorni dopo?». Le lesioni alla fronte e quelle alla nuca, ritenute compatibili con una caduta a forte velocità, sono state tali da non lasciare scampo al povero Ciro. 

Alla luce di quanto poi è emerso, viene fuori una cruda verità: il papà di Ciro ha visto in diretta la morte del figlio. Insieme al suo legale, Salvatore ha visionato le immagini che riprendevano un ragazzo attaccato alla porta del vagone.

Un ragazzino attaccato a quel vagone in un palesemente più che precario. Quelle immagini avrebbero dovuto essere viste all’istante, per far scattare il fermo del convoglio. 

Occorre capire perché sia partito quel treno portando un ragazzo attaccato al vagone attaccato alla maniglia e con venti centimetri di appoggio sotto i piedi. Intanto oggi l’Arzanese, ha voluto dedicare la vittoria (6-0 sul Vas Calcio) proprio alla memoria di Ciro Ascione. Granata, il tecnico della gloriosa squadra ha detto: "Bella vittoria, la vittoria del gruppo. La dedichiamo a Ciro Ascione".