Scomparsi da 45 giorni. «Li andiamo a cercare noi in Messico»

Il dramma dei familiari

 

di Simonetta Ieppariello

 

Passaporti tra le mani, la voce che trema e gli occhi lucidi. Così si preparano al viaggio in Messico i parenti di Raffaele Russo, suo figlio Antonio e suo nipote Vincenzo Cimmino. Sono trascorsi 45 giorni dopo la scomparsa dei loro cari, e senza preoccuparsi dei pericoli si dicono pronti a cercare tracce in prima persona. Vogliono andare in Messico per ritrovare i loro cari. 

Sono le donne della famiglia in prima linea con i passaporti stretti in mano a comunicare la loro disperazione e tutta la rabbia di sentirsi abbandonati.

La speranza mista al dolore di 45 giorni di buio fitto hanno innescato la disperazione collettiva in questa famiglia

 «Siamo stati abbandonati da tutti - dichiarano alla stampa - e questa è la sola cosa da fare per cercare di fare chiarezza sulla vicenda. Indosseremo le magliette con i loro volti. Arriveremo al centro di quel paese dove sono scomparsi e chiederemo a tutti se li hanno visti, di ridarci la nostra vita». Tutti i poliziotti coinvolti hanno confessato, non ci spieghiamo come mai ancora non conosciamo i nomi dei rapitori dei nostri familiari. Chiediamo alla Farnesina, al ministro Alfano e al presidente Mattarella di assisterci in questo nostro viaggio. Siamo persone civili e chiediamo umanità, ormai stiamo vivendo un incubo - spiega il figlio di Raffaele -. La disperazione è infinita. Vite sospese attese snervanti stanno mettendo a dura prova la nostra sopravvivenza. Ci hanno abbandonato tutti. Ci arrivano le notizie da media e social, le conferme o smentite della Farnesina arrivano poi».

Da troppo tempo attendono notizie, dicono di essere state abbandonate e di essere pronte a partire per il Messico per cercare, in prima persona, a costo di qualsiasi rischio, i propri congiunti scomparsi. Le donne delle famiglie dei tre italiani scomparsi in Messico dallo scorso 31 gennaio hanno pubblicato sui social media un duro video appello al presidente della Repubblica, al ministro degli Esteri e a quello degli Interni. «Siamo indignati, lo stato ci sta facendo vergognare di essere italiani - dice il messaggio, letto dalla moglie di Raffaele Russo, il primo napoletano di cui si sono perse le tracce. «Vi informiamo che se non otteniamo una risposta nei prossimi giorni siamo disposti a partire per il Messico a nostro pericolo, per cercare la nostra famiglia, anche anche rischio di non fare più ritorno».

«Il ministro Angelino Alfano, l'unico che ci ha ricevuto, non ha mantenuto la promessa di mandare forze italiane per collaborare con la polizia messicana, di cui non ci si può fidare dato che proprio loro hanno rapito e consegnato i tre italiani alla mafia messicana. Siamo stanchi, vergognatevi. Noi partiamo», continua il messaggio letto dalla moglie di Raffaele Russo e pubblicato sui social. 

Lo stesso avvocato Luigi Ferrendino davanti casa delle sue famiglie con dei referenti ha commentato amaro     quanto avvenuto.