Di Giacomo: "Siamo ritornati ai tempi in cui Cutolo governava dal carcere"

"Lo Stato ha perso il controllo e a comandare sono sempre i clan e i detenuti"

di giacomo siamo ritornati ai tempi in cui cutolo governava dal carcere

In carcere siamo tornati ai tempi in cui Raffaele Cutolo governava dalla cella la nuova camorra organizzata o a quello che era l’Ucciardone di Palermo negli anni ’80 e ’90, con i capo mafia ad impartire ordini dentro e fuori...

Napoli.  

"In troppe carceri, senza escludere quelle ad alta sicurezza, siamo tornati ai tempi in cui Raffaele Cutolo governava dalla cella la Nuova camorra organizzata o a quello che era l’Ucciardone di Palermo negli anni ’80 e ’90, con i capo mafia ad impartire ordini dentro e fuori agli uomini dei territori.

Il risultato non è solo l’altissimo numero di violenze, intimidazioni, soprusi per i detenuti “poveri Cristo” ma anche la diminuzione di almeno il 5% del numero dei collaboratori di giustizia che non si fidano più dello Stato".

Così Aldo Di Giacomo che aggiunge: "Negli istituti, come denunciamo da anni e come confermano alcuni magistrati che hanno avviato inchieste, il comando ruota intorno al mercato della droga che muove un giro di una decina di milioni di euro l’anno, una colossale piazza di spaccio.

Nelle celle il mercato della droga si è evoluto: oltre a sostanze stupefacenti di ogni tipo, tra ’Blu Punisher’ e di altri tipi di pasticche, farmaci tritati o sniffati (l'orudis 200, il contramal, lo stinox, il lentomil - che vengono date per terapia – per citarne alcuni e persino la tachipirina), cerotti alla morfina, francobolli con colla ricavata da stupefacenti, spaccio e consumo hanno subito cambiamenti notevoli che il personale penitenziario non è certo in grado di cogliere e tanto meno contrastare. Poi c’è il mercato dei telefonini con l’imposizione attraverso la violenza ai detenuti più deboli di custodirli oltre che di occuparsi dei cosiddetti “affari sporchi” come manovalanza dei boss e dei clan.

Quando denunciamo che lo Stato ha perso il controllo e che a comandare sono sempre i clan e i detenuti con condanne pesanti vogliamo riferirci proprio a questo. Una situazione che il sovraffollamento degli istituti da una parte e il sottodimensionamento degli organici penitenziari dall’altra hanno fatto diventare “normale” e quindi senza destare attenzione.

Noi da tempo abbiamo messo in guardia sul nuovo corso della Mafia 2.0” e solo adeguando l’attività investigativa dentro gli istituti penitenziari e quelli dell’alta sicurezza diventa possibile dare il colpo decisivo ai continui tentativi di riorganizzazione e ai traffici della criminalità organizzata. Questo però non è certo possibile con l’assunzione di poche decine di agenti penitenziari, avvenuta con grande enfasi nei mesi scorsi, che restano insufficienti perché a mala pena e non in tutti gli istituti riescono a rimpiazzare i posti degli agenti in pensione. Il personale continua a pagare direttamente la profonda e grave sottovalutazione del “girone dantesco di inferno” nel silenzio e disinteresse generale.

C’è bisogno ora - conclude Di Giacomo - di interventi, azioni e misure urgenti per rimettere le lancette dell’orologio giustizia-legalità al tempo di oggi e non tornare indietro".