Si è concluso con due pesanti condanne e momenti di altissima tensione in aula il processo con rito abbreviato per la tragica esplosione avvenuta in una fabbrica abusiva di fuochi d'artificio a Ercolano (Napoli) il 18 novembre 2024, costata la vita a tre giovani. La sentenza del GUP del Tribunale di Napoli ha scatenato la rabbia incontenibile dei familiari delle vittime, che hanno giudicato le pene inflitte insufficienti rispetto al dolore subito.
Le Condanne e il Triplice Omicidio Volontario
Il Giudice per l'Udienza Preliminare (GUP) Federica Girardi ha condannato i due principali imputati, Pasquale Punzo e Vincenzo D'Angelo, rispettivamente titolari e datori di lavoro della struttura clandestina, a 17 anni e 6 mesi di reclusione. La Procura di Napoli aveva richiesto per loro una pena di 20 anni. I due sono stati riconosciuti colpevoli di triplice omicidio volontario con dolo eventuale e caporalato. L’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale riconosce che gli imputati avrebbero accettato il rischio che l’attività illecita potesse provocare la morte dei lavoratori. Condanna minore, a 4 anni di reclusione, è stata inflitta a Raffaele Boccia, l’uomo che aveva fornito la polvere pirica poi esplosa, ritenuto colpevole di detenzione di esplosivo.
Le Tre Giovani Vittime dello Sfruttamento
A perdere la vita nell'esplosione, avvenuta in un appartamento intestato alla figlia tredicenne di Punzo, furono tre giovani. Le vittime stavano confezionando botti di Capodanno per pochi euro, in condizioni di evidente sfruttamento: Samuel Tafciu, 18 anni, di origini albanesi. Le sorelle gemelle Aurora e Sara Esposito, 26 anni, di Marigliano (Napoli). Le indagini avevano accertato che i tre erano impiegati da pochi giorni nel laboratorio abusivo, vittime di un chiaro sistema di caporalato.
Caos in Tribunale: "17 anni non sono giustizia"
La lettura del dispositivo in Aula 413 del Tribunale di Napoli è stata seguita da scene di grande disordine. Appena il GUP ha pronunciato la sentenza, una quindicina di parenti delle vittime hanno reagito con veemenza, urlando frasi ingiuriose contro i familiari degli imputati. "Diciassette anni di carcere per tre morti non sono giustizia", hanno gridato i parenti delle vittime, lamentando di non riuscire più a dormire per il dolore. La tensione è degenerata in un tentativo di aggressione che le Forze dell'Ordine – Polizia e Carabinieri, che presidiavano l'aula fin dall'inizio dell'udienza – hanno dovuto contenere con fermezza, bloccando il contatto tra i due gruppi.
A causa del forte stress emotivo, alcuni familiari delle vittime hanno accusato malori e si è reso necessario l'intervento del personale sanitario presente in Tribunale. La reazione violenta è scattata immediatamente dopo la riduzione di pena rispetto ai 20 anni chiesti dai pubblici ministeri Stella Castaldo e Vincenzo Toscano.
