Quella Napoli che dimentica, di Murolo resta solo una targa.

A 16 anni dalla scomparsa del maestro della musica partenopea il ricordo sembra cancellato

Napoli.  

Sono passati 16 anni da quel 13 marzo del 2003 quando Roberto Murolo, il maestro della musica napoletana, si spense all’età di novantuno anni nella sua casa del Vomero. Il vuoto che ha lasciato la persona è stato però riempito dall'artista e dalla sua produzione musicale. E Murolo a Napoli non ha regalato solo le sue canzoni e la sua musica ma, grazie alla sua attenta ricerca sulla musica napoletana, oggi abbiamo un’antologia completa di una delle forme d’arte più profonde della napoletanità. 

In una piazza Fuga distratta, frenetica e resa caotica dalla vagonate di persone che vengono scaricate come reggimenti a cadenza regolare dalla funicolare dell’Augusteo, nel cuore di un Vomero che, poco a poco, sta dimenticando la sua storia e sta perdendo la sua identità, a ricordare il personaggio più importante della musica napoletana, c’è solo una targa posta con superficilità sulla faccaita del civico 25 di via Cimarosa, proprio sulle scale che collegano piazza Fuga con via Morghen. Affianco, sulla stessa facciata dello stesso palazzo, vi è un’altra targa che ricorda il padre di Roberto, Ernesto Murolo, poeta che ha rappresentano uno dei massimi esponenti della lingua napoletana. 
Ogni giorno migliaia di persone distratte ed inconsapevoli passano incuranti e spediti davanti  alla targa di Murolo senza neanche avere idea del valore che questo luogo ha per tutta la città. Provando a fotografare la targa destiamo l’attenzione dei passanti e mentre qualcuno legge la targa e si meraviglia che lì vivesse Murolo, qualcun altro invece si indigna addirittura dicendo “ma sti turisti fotografano tutto, sembrano tutti giapponesi. Pure sta targa e Murolo mo’?!” 

Ma Murolo è una metafora stessa di Napoli, nella sua storia personale ancor prima che nella sua produzione artistica. E infatti proprio come la sua città, vive gli estremi, il successo e la gogna, l’amore di un Paese e l’onta della vergogna. Nel 1954 quando è all’apice del successo, Murolo viene arrestato con l’accusa infamante di corruzione di minore e condannato in primo grado. Uscirà di galera nel 1955. Questo avvenimento lo piega, lo fa cedere. Vorrebbe chiudersi in se stesso e lasciare il mondo della musica per sempre. Ma non molla, resiste, si dedica allo studio della canzone partenopea classica e da questo studio nasce un’antologia, la più completa e corposa di sempre, del repertorio musicale napoletano dal 1200 fino all’epoca contemporanea. 
Murolo ha conosciuto il carcere, la difficoltà di doversi confrontare con accuse pesanti che macchiano per sempre la reputazione di un cittadino. Ma è riuscito, senza cedere alla rassegnazione, a resistere, a rompere la percezione e a superare il fango. Proprio come Napoli, Murolo risorge, ritornando alla ribalta con una profondità maggiore
La sua figura diventa imponente nel panorama nazionale ed internazionale. Tutti riconoscono la sua arte, la sua profondità artistica e la sua cultura musicale. Diventa il punto di riferimento di intere generazioni di musicisti e cantanti napoletani che ne restano influenzati nella loro produzione.
Duetta con i migliori cantautori italiani da Lucio Dalla a Mia Martini, passando per Renzo Arbore e Gino Paoli. Nel 1993 duetta con Fabrizio De Andrè sul palco del Primo Maggio a Roma, lasciando alla storia immagini meravigliose. 

La grandezza di Roberto Murolo oggi, in una Napoli distratta, resta rimpicciolita in una targa quasi dimenticata in una strada sulla collina del Vomero. 
Eppure la musica napoletana, quella classica, quella che dal 1200 influenza, distorce e contamina i suoni di tutto il mondo, dovrebbe essere un patrimonio imprescindibile del Paese e non solo città. Ma in una Napoli che guarda altrove, che si riduce allo stereotipo, al neomelodico e alle storie criminali, in un mondo nel quale “l’arte del pizzaiuolo” diventa patrimonio dell’umanità come se questa città non avesse null’altro che una storia culinaria gloriosa, per Murolo, per la sua musica, per le sue ricerche, per la sua cultura e per la sua arte sembra, purtroppo, che non vi sia  più posto.