De Magistris e il flirt involontario: non ditelo a Salvini

L'alleanza del sindaco di Napoli con l'ala sinistra dei 5Stelle viene negata ma è già cosa fatta

Napoli.  

di Claudio Mazzone

A Palazzo Serra di Cassano, all’inaugurazione dell’anno accademico, con un dibattito che si apre con una citazione europeista di Einaudi, va in scena un tentativo involontario di alleanza tra il mondo arancione, populista e “rivoluzionario” di de Magistris e l’ala di “sinistra” del M5S, rappresentata dal Presidente della Camera, il napoletano Roberto Fico

Roberto Fico è il pentastellato, tra quelli del cerchio magico, più lontano dalla Lega e dal sovranismo oltranzista di Matteo Salvini. Lo dimostrò nel suo discorso di insediamento alla Camera esaltando la resistenza partigiana e lo ribadisce la sua storia di impegno civile all’ombra del Vesuvio, che lo ha portato a sposare le battaglie della sinistra storica napoletana. 

Luigi de Magistris ci ha provato più volte a demolire la visione di monolite del pensiero unico che si ha del Movimento di Grillo, evidenziando le differenze enormi che intercorrono all’interno del corpo elettorale del movimento, e mettendo in luce la capacità di questo soggetto politico di sposare battaglie che fanno parte del bagaglio culturale e politico della sinistra più oltranzista e meno istituzionale che, negli anni a Napoli, ha rappresentato uno dei tasselli fondamentali del puzzle politico eterogeneo che sostiene il Sindaco arancione. 

Oggi, nonostante Fico ci abbia provato a demarcare un confine tra il suo ruolo istituzionale e quello politico, i due discorsi tenuti dai due leader all’inaugurazione dell’anno accademico, erano fin troppo simili e fin troppo in armonia tra loro. Stessi argomenti, stessa visione e stesso linguaggio. Entrambi hanno utilizzato termi e fatto leva su valori lontani anni luce da Salvini e dalla sua cultura politica, come l’accoglienza. Entrambi hanno fatto un appello alla costruzione di un’Europa dei popoli, unita, dell’uguaglianza e dei diritti, una costruzione che può e deve partire da Napoli e dalla sua capacità di essere capitale del Mediterraneo e della cultura. Entrambi hanno fatto riferimento alla questione ambientale, attaccando chi, anche a livello globale, non riconosce e non combatte il cambiamento climatico, quegli stessi leader mondiali che sono invece il riferimento polito di Salvini, da Trump a Putin.

I due leader, che oggi rappresentano due istituzioni e due simboli della politica napoletana e hanno più punti di contatto di quanti ne abbiano Fico con Salvini o de Magistris e il PD. 

Oggi a Palazzo Serra di Cassano si è palesata la fine della visione del Movimento 5 Stelle come un soggetto a pensiero unico, senza correnti e senza distinzioni tra i suoi leader. In contemporanea si è resa chiara l’affinità di due mondi, quello arancione e quello pentastellato, che in Consiglio Comunale restano su fronti opposti ma che la pensano in maniera simile sull’Europa, e se Fico non è più quello del No Euro e della lotta ai poteri occulti europei, de Magistris dovrà lavorare parecchio per far digerire un avvicinamento con il M5S ai suoi supporter dei centri sociali. Per questi ultimi, quelli degli immobili occupati, dei centri e delle proteste anti-renzi che portarono in trionfo a palazzo San Giacomo nell’estate del 2016, il de Magistris del “Renzi cacati sotto” e che oggi cantano nei cortei “odio la lega”, sarà difficile condividere un percorso politico con chi ha portato al governo il tanto odiato partito di Salvini. 

L’alleanza tra de Magistris e una parte dei 5 Stelle viene negata da tutti ma nei fatti, negli argomenti e nel linguaggio è già cosa fatta, nessuno lo dica a Salvini.