Casaleggio e l’iglù scambiato per addobbo natalizio

Sullo sfondo la piattaforma che deve eliminare i parlamentari e dare voce alla piazza virtuale

Napoli.  

A fare da sfondo alla due giorni del Rosseau City Lab del Movimento 5 Stelle, a Napoli, c’è una città che si scopre polare, con i napoletani immersi nel caos delle compere natalizie e i turisti che si ritrovano congelati in quella che conoscevano come la città del sole e del mare.

Che il Movimento 5 Stelle, dopo aver accettato un’alleanza con la Lega, aver testato sulla sua pelle quanto fosse difficile governare e aver scoperto che invocare l’onestà non rende onesti a prescindere, si fosse ibernato era chiaro a tutti ma che i pentastellati lo mostrassero ergendo un iglù in piazza Municipio per una due giorni della loro piattaforma che svolge il ruolo di guida spirituale, sarebbe parso esagerato a chiunque.

Eppure la minitenda bianca dalle forme polari con una capienza limite di 50 persone è lì nella sua piccolezza a testimoniare quanto sia difficile trasferire la forza di un movimento di protesta dalla realtà dei social a quella della strada.

In quella piazza che nonostante i lavori della metropolitana, resta comunque enorme, proprio di fianco al maschio Maschio Angioino e difronte a Palazzo San Giacomo, i portavoce del Movimento, guai a chiamarli deputati, senatori o consiglieri, si stringono tra di loro per battere il freddo e la paura di un flop e discutere di ambiente e innovazione tecnologica. I posti all’interno dell’iglù sono occupati quasi tutti dai rappresentanti istituzionali pentastellati che comunque ancora non si conosco tra di loro e si presentano l’un l’altro.

All’esterno appaiono anche dei gilet gialli con la scritta staff, una chiara citazione alle proteste francesi, che qui però non hanno nulla della potenza rivoltosa dei cugini d’oltralpe se si pensa che ad indossarlo con fierezza è il consigliere comunale di Napoli Matteo Brambilla che più che un rivoltoso parigino sembra un milanese a napoli di quelli da barzelletta.

Davide Casaleggio, il figlio del Movimento, atteso per domani arriva oggi, tutti lo aspettano e provano a non pensare al freddo e lui, appena giunto, nel sottolineare l’importanza di questi incontri dice che “l'innovazione debba concentrarsi sull'ambiente perché spesso si pensa, in generale in passato abbiamo sempre pensato, all'innovazione fine a se stessa o fine al profitto che poteva generare. In realtà dobbiamo pensare all'innovazione in ottica di sostenibilità e quindi dell'impatto sull'ambiente che ha questa innovazione. Per questo abbiamo deciso di fare questa tappa Napoli, che è una città sensibile a questo tema, ed è proprio per questo che abbiamo voluto iniziare a raccontare come l'innovazione si può fare in modo sostenibile e come le innovazioni del passato, che hanno avuto più successo a lungo termine, sono state quelle che hanno pensato alla sostenibilità”

La piazza resta vuota, la città lontana e completamente avulsa da ciò che sta accadendo nell’iglù. I turisti fotografano la tenda bianca sulla quale non vi è alcun simbolo del Movimento, convinti che faccia parte delle luminarie natalizie.

Questa dovrebbe essere la due giorni, domani è atteso anche il Ministro dell’Ambiente, di quella piattaforma che viene presentata, e forse lo è, come la novità più dirompente della partecipazione politica in Italia degli ultimi decenni. Ma visto l’esiguo numero dei partecipanti che, tolti i rappresentanti del ceto politico, li si chiami portavoce o onorevoli nulla cambia, si riducono davvero a poche unità, e la difficoltà di discutere di temi senza trovare colpevoli da condannare o complotti da cui difendersi ma dovendosi assumere la responsabilità di governare i processi, si ha tanto la sensazione di assistere alla solita convention politica fatta tra pochi intimi ma in diretta streaming uguale a tutte le altre che ci sono state anche oggi in città.

L’ibernazione del Movimento 5 Stelle è chiara e lampante e ormai non lo nega più nessuno. Il pericolo è che la rabbia che fino a prima questo soggetto politico riusciva ad indirizzare e cavalcare, oggi potrebbe invece sfociare in derive più pericolose che potrebbero consegnarci qualcosa di meno comico di un Toninelli alle infrastrutture.