Pd campania, più candidati che iscritti

Un partito senza numeri e dilaniato da lotte e fazioni interne

Napoli.  

di Ubaldo Tei

Il nuovo anno è iniziato, ma sembra che le feste stiano ancora anestetizzando il Partito Democratico campano, che alle piazze di Roma risponde con il silenzio. Eppure, si è chiuso uno degli anni più difficili per questo giovane/vecchio soggetto politico. Il 2108 ha viso accumularsi un mucchio di sconfitte che hanno preceduto e succeduto quella devastante del 4 marzo.

I dati dimostrano che il partito continua a perdere pezzi e che il rapporto con la società campana si è logorato in maniera profonda. I nuovi iscritti danno un quadro chiaro della deriva che il Pd sta vivendo.

Ad Avellino il tesseramento per le nuove adesioni non si è neanche aperto, a Benevento solo 101 nuove tessere sono state rilasciate, a Caserta zero, a Salerno 129 e a Napoli, visti i problemi sulle anagrafici precedenti, non si ha ancora un dato preciso e mai si avrà. In poche parole, il popolo dei dem da 24mila militanti attivi appena due anni fa, dovrebbe essersi dimagrito fino a 7, 8mila iscritti.

Il Pd, ridotto ai minimi termini a livello elettorale, assente dai luoghi del comando e schiacciato dalla ricerca del dopo Renzi, è, nella nostra regione, solo una fucina di lotte interne e di interminabili guerre tra tribù.

I congressi regionali degli ultimi mesi hanno dimostrato che se il livello nazionale è messo male, i gruppi dirigenti locali sono in una situazione peggiore. 

Ormai è tutto pronto per il congresso nazionale di marzo e, mentre a Roma il Pd si ritrova in una piazza che canta “Bella Ciao” e chiede unità, in Campania i democratici si apprestano a vivere questa fase cruciale rispolverando i vecchi metodi e le modalità che hanno ridotto il Pd alla marginalità.

Zingaretti in Campania è riuscito, in pieno stile renziano, ad unire gruppi e riferimenti che mai nessuno avrebbe immaginato di vedere schierati sulla stessa posizione congressuale.

Unione basata non sulla condivisione di un progetto ma su una visione di spazi liberi che vanno occupati.

Infatti, sulla figura del segretario regionale, il fronte di Zingaretti si è subito mostrato diviso presentando due candidati.

Armida Filippelli ha raccolto gli orlandiani di Marco Sarracino e altre fronde della sinistra cittadina, tra i quali gli Impegno, sia padre che figlio, che dopo un breve innamoramento orfinano, rivelatosi fallimentare vista la mancata disponibilità alla ricandidatura di Leonardo Impegno alle scorse politiche, sono approdati armi e bagagli tra i discepoli del governatore del Lazio.

A questi vanno affiancati i fedeli di Nicola Oddatti, attorno al quale per il congresso provinciale di Napoli del 2017 si erano uniti tutti gli ex DS che oggi invece si ritrovano dispersi come monadi sui vari candidati.

Rodolfo Visconti, neosindaco di Marano, anche lui candidato di Zingaretti, come si impegna a ribadire continuamente, è stato confezionato da l consigliere regionale Gianluca Daniele.

Su facebook Visconti ha scritto: “Inizia per me una nuova sfida, un nuovo orizzonte: la mia candidatura alla segreteria regionale del Partito Democratico. Faremo questo cammino insieme a Nicola Zingaretti, candidato alle Primarie del 3 Marzo prossimo. Da Sindaco e militante, vicino e convinto sostenitore dell’azione amministrativa del Presidente De Luca, chiedo il sostegno di quanti hanno a cuore il rinnovamento del PD ed un cambiamento forte e deciso della sua capacità di incidere nello sviluppo della nostra Regione. Insieme andremo lontano... in un futuro più grande”.

Il sindaco di Marano si è lanciato nel tentativo, inutile, di tirare il governatore per la giacchetta pur di ricevere un suo aiuto. Ma Vincenzo De Luca ha già scelto il suo candidato e lo ha costruito dal nulla, stringendo un patto di ferro con il potente consigliere regionale dem Mario Casillo e con il deputato di Giugliano Lello Topo.

Leo Annunziata, il sindaco di Poggiomarino, parte infatti con i favori del pronostico, avendo dalla sua l’appoggio di chi muove consenso e voti in ogni provincia. Il basso profilo del candidato, sconosciuto tanto ai militanti quanto alla stampa e senza alcun aggancio politico nazionale, rende Annunziata perfetto per chi vuole avere mani libera e grande discrezionalità sulla gestione e la preparazione delle prossime regionali. 

A fare il ruolo di outsider è invece Umberto Del Basso De Caro che da Benevento lancia la sua sfida al governatore De Luca e ai maggiorenti del partito. Il deputato beneventano però pur ripetendo di essere la novità e pur svolgendo il ruolo di candidato contro tutti e tutto, avrà difficoltà ad apparire come chi è contro il palazzo, visto che è in Parlamento dal 1992 e ha vissuto orami più di un ventennio al centro del potere politico campano, un tempo che rispetto alla precarietà dei politici i oggi sembra davvero un’eternità.

Il 2019 più che l’anno della ripresa democratica si presenta come l’anno della resa e per il Partito Democratico campano siamo al parossismo. Si rischia, infatti, di avere più candidati, tra segretari nazionali e regionali e liste collegate per l’assemblea nazionale e regionale, che votanti.