Commissario alla sanità, De Luca va alla Consulta

Ma scoppia la polemica. Sul decreto sicurezza il Governatore si è rifiutato di presentare ricorso

Intanto De Magistris fa sintesi con i sindaci dell'Anci contro il decreto sicurezza. Lunedi incontreranno il premier Conte

Napoli.  

La Campania impugnerà la norma voluta dal Movimento Cinque Stelle che ristabilisce l'incompatibilità tra il ruolo di governatore e quello di commissario alla sanità per le regioni soggette a piano di rientro. La decisione non è stata ancora resa ufficiale, forse nella speranza di trovare ancora margini per una mediazione col Governo e il Ministro della salute Giulia Grillo, ma De Luca sembra intenzionato a non farsi scippare la gestione della sanità in Campania, tanto più che quella legge è stata fatta “ad hoc contro di lui”, come del resto ha ammesso lo stesso Luigi Di Maio all'indomani dell'approvazione della norma.

Il nuovo comma 569 dell’articolo 1 della legge 190 stabilisce che «la nomina a commissario ad acta per la predisposizione, l’adozione o l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario e` incompatibile con l’affidamento o la prosecuzione di qualsiasi incarico istituzionale presso la Regione soggetta a commissariamento. Il commissario ad acta inoltre deve possedere qualificate e comprovate professionalita` nonche´ specifica esperienza di gestione sanitaria».

In realtà di nuovo nel comma 569 c'è ben poco, perché i Cinque Stelle non hanno fatto altro che ristabilire una norma già esistente. Norma che il Governo Renzi aveva poi modificato, anche per facilitare a De Luca il compito di affrontare la voragine debitoria della sanità campana con un più ampio margine di azione.

De Luca dunque presenterà ricorso alla Corte costituzionale perché si ritiene che il Governo abbia invaso una prerogativa della Regione in materia di salute. E anche perché l'obiettivo del Governatore è tornare finalmente a una gestione ordinaria della sanità in Campania.

Malgrado formiche, allagamenti e barelle in corsia, resta il fatto che i conti sono a posto: con la presentazione del piano triennale di uscita dal commissariamento e con il miglioramento degli standard Lea, per De Luca non c'è più ragione per nominare un commissario governativo.

Da qui la decisione di fare ricorso alla Corte e andare allo scontro con il Governo, una scelta legittima quella del Governatore, ma assumerla oggi, dopo dopo che si è rifiutato di ricorrere alla Consulta contro il decreto sicurezza, assume tutto un altro significato.

De Luca non ha voluto seguire l'esempio delle altre regioni “rosse”, non vuole andare in guerra contro Salvini nonostante abbia ammesso che quel decreto sia “un disastro”. “Non voglio fare un ulteriore regalo alla Lega” ha detto il presidente della Regione in quota Pd.

“Ma è lui che in questo modo fa un regalo a Salvini – replica Gennaro Migliore, deputato napoletano del Pd e primo firmatario in Parlamanento della pregiudiziale di incostituzionalità del decreto sicurezza - L'unico vero regalo è non fare nulla come ha scelto di fare lui” aggiunge il deputato.

Nel frattempo De Magistris continua la sua campagna insieme agli altri sindaci ribelli che la prossima settimana andranno dal premier Conte.

Per Dema la legge Salvini rappresenta “il decreto dell'insicurezza” e sui possibili rischi derivanti dalle norme sui permessi di soggiorno nei territori, c'è stata anche una riunione dei sindaci dell'Anci a cui il primo cittadino di Napoli ha partecipato. Non tutti i sindaci ovviamente hanno intenzione di ribellarsi al decreto, ma Dema è convinto si possa giungere a una sintesi. “Anche perché è necessario avere delle circolari interpretative – ha dichiarato il sindaco - Ci sono questioni giuridiche serie davvero controverse in questo decreto. Noi continueremo ad esprimere netta contrarietà, anche lunedi quando andremo dal presidente del Consiglio, chiederemo correttivi al Governo”.