M5S festa nazionale: in 10 anni dall’anti-casta al palazzo

Alla due giorni “Italia 5 Stelle” a Napoli il Movimento 5 Stelle cambia pelle

Napoli.  

Il Movimento 5 Stelle festeggia a Napoli i suoi 10 anni di vita. Dal 4 ottobre 2009 ad oggi di cose ne sono cambiate e di acqua sotto i ponti ne è passata.
Da movimento di protesta, monolitico con un’unica voce, con i militanti arrabbiati e agguerriti, i 5 Stelle oggi sono una forza di governo che ha ceduto a ogni tipo di compromesso, dilaniati dalle guerre interne e alleati al nemico storico, quel Pd della casta, delle poltrone e di Bibbiano.

La festa di Napoli ha più l’aspetto di una fiera che di un convegno politico. L’iglù di Rousseau è lo stesso che l’anno scorso era apparso a novembre in Piazza Municipio e sul palco ci sono le stesse facce pronti a giustificare le scelte del Movimento degli ultimi anni. 
È l’iglù il vero centro della festa, il palco che conta dove c’è un po’ di folla e dove passano i big. Proprio come è la piattaforma Rousseau di Casaleggio il centro del movimento, dove vengono prese davvero le decisioni e da dove partono le direttive.

Sulla due giorni napoletana pesano le assenze degli scontenti, su tutti gli ex ministri del Conte Primo non riconfermati nel Conte Bis, dalla Lezzi alla Grillo. 
Eppure tra le strade del villaggio 5 Stelle tra ex-ministri come Bonisoli, confermati come Costa e nuovi come Nunzia Catalfo ministro del Lavoro. Tra sottosegretari come Fraccaro e Sibilia, arrivato in auto blu con autista, parlamentari vari, il Movimento di Palazzo c’è quasi tutto.

Il ministro dell’ambiente Sergio Costa parla ad una piazza semideserta con un enorme palloncino che raffigura il numero 10. 10 sono gli anni nei quali il Movimento ha visto svuotarsi le piazze con la stessa velocità con la quale ha occupato i posti di potere. All’entrata della Mostra d’Oltremare a Fuorigrotta si fanno vedere le solite proteste che negli anni hanno accompagnato le riunioni degli altri partiti a Napoli. Dai Bross ai vari comitati dei disoccupati organizzati, sono davanti ai cancelli ad urlare gli stessi slogan che gridavano contro Berlusconi, Monti, Prodi, Renzi e Gentiloni.
Ci sono gli stand dei territori, uno per ogni regione d’Italia, sono vuoti. Quello dell’Umbria, regione che va alle elezioni e dove M5S e Pd hanno scelto un candidato comune, certificando che l’alleanza giallorossa non è una questione solo nazionale, è vuoto a dimostrazione che dove ci sono gli accordi e i patti politici manca il popolo. 
Lo stand più affollato è quello del merchandising, paccottiglia che va dai braccialetti di gomma alle t-shirt di cotone. Una decina di persone sono in fila perché se devono esserci, devono fotografarsi e per una fotografia degna serve la maglietta d’ordinanza. 
Nei viali si vede qualche bandiera un po’ scolorita portata con orgoglio dai militanti della prima ora.
Tra i viali alberati della mostra d’Oltremare si respira un’aria di ritirata, di polemica di divisione. Sul movimento del comico genovese pesano i dissidi e le lotte intestine che stanno addirittura impedendo l’elezione dei capigruppo alla Camera e al Senato
Il Movimento deve cambiare” ha detto il Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, lo stesso che lanciò il primo meetup napoletano da un Bar di Mergellina. Ma il Movimento è già cambiato, non ha retto alla prova del governo e a dirlo sono i dati elettorali delle europee che li hanno relegati da prima a terza forza nazionale, i sondaggi che li danno in perenne discesa e il popolo che dai social alle piazze ormai li associa alla casta che tanto avevano combattuto e dileggiato. 

A Napoli per i 10 anni va in scena la festa del nuovo Movimento 5 Stelle, che non è più di piazza e di lotta ma è di palazzo e di compromesso. Restano però le stesse istanze, invariate e irrisolte. Dalla corruzione all’onestà, dalla democrazia diretta alla lotte locali. Il ruolo svolto dai 5 Stelle in questi anni è stato però fondamentale. Il Movimento ha contenuto la rabbia, l’ha cavalcata senza farla sgorgare in odio sociale. 
Ora però che i beniamini pentastellati sono entrati nelle stanze dei bottoni le cose non sono cambiate. I delusi e gli arrabbiati sono cresciuti e ci sono già altri populisti pronti a cavalcare l’onda. Salvini, che ha aperto le porte della sua Lega agli elettori delusi dei 5 Stelle, si sfrega le mani e si prepara a crescere.