Aria da fine impero tra via Verdi e Palazzo San Giacomo

I rimpasti e le spartizioni non sono bastate a de Magistris, le cose stanno lentamente precipitand

Napoli.  

L’audio che La Repubblica di Napoli ha reso pubblico, nel quale si sentono alcuni consiglieri comunali di maggioranza, Stefano Buono (Verdi), Ciro Langella (Agorà), Marco Gaudini (Verdi), Carmine Sgambati (Agorà), Gabriele Mundo (Riformisti democratici), ha portato in superficie ciò che all’interno della maggioranza arancione di de Magistris cova da tempo, il tempo del Sindaco potrebbe essere scaduto. 

E forse proprio per questo, per attendere di trovare una quadra, forse anche in giunta, per accontentare tutti, che il Consiglio Comunale non viene convocato da mesi. 

L’audio che più che rubato sembra essere confezionato, è solo l’ennesimo cedimento di un gruppo politico che scricchiola da anni. I rimpasti, i giochi da equilibrista e le spartizioni di poltrone fatte da de Magistris con gli alambicchi, hanno tenuto in sella il Sindaco “rivoluzionario” fino ad ora ma le cose stanno cambiando e la situazione sta precipitando lentamente. C’è aria da fine impero sia a Palazzo San Giacomo che a Via Verdi, e d’altronde non si vede ancora nulla all’orizzonte per il dopo de Magistris, e si sa quando la nave affonda i topi scappano. 

La cosa che forse più impressiona di questi audio è il linguaggio. Un cinico prendi e cedi, chiedi ed esigi, che dimostra come questa maggioranza sia totalmente diversa da quella raccontata in questi anni dall’ex-pm che ha sempre descritto la sua esperienza come un esempio per l’intero Paese. 

Le frasi dei consiglieri sono lo specchio della pochezza della politica e dello squallore dell’attuale classe dirigente partenopea 

“Gli assessori li decidiamo noi, altrimenti arrivederci e grazie…” "Se mi vuoi dare Asia, devo mettere il presidente e due consiglieri”. Il loro è un dialogo che assomiglia più ad un summit scissionista che ad una riunione politica.

I consiglieri agiscono, ognuno forte del suo carico di preferenze personali,  come piccoli ras di quartiere convinti di avere in maniera autonoma “i voti per essere eletti un’altra volta”. 

La inesistenza dei partiti e della politica stessa è certificata dalle smentite e dalle prese di distanze dei movimenti di appartenenza e dei partiti dei congiurati che intasano le agenzie e dall’imbarazzo dei vari riferimenti politici è palpabile in città. 

Purtroppo quelle voci sbracate, quelle parole che sembrano uscire dalla  sceneggiatura di Gomorra, un dialogo tutto fondato sulle trattative e lontanissimo dai contenuti e dai problemi della città, mostrano nella loro inadeguatezza e nella immensa volgarità che nulla cambia in questo città, anzi meglio, che tutto cambia perché tutto resti uguale.