Suppletive: la finta gioia per un risultato drammatico

Nel dato dell’affluenza si legge una chiara distanza tra politica e vita reale.

suppletive la finta gioia per un risultato drammatico
Napoli.  

Mentre la città esprime la totale distanza e la più chiara intolleranza alla politica e alle istituzioni, il sindaco di Napoli festeggia da ieri la vittoria di Sandro Ruotolo alle suppletive. Con un tweet ieri sera, a spoglio ancora in corso ma con la vittoria già in tasca al giornalista anticamorra, de Magistris aveva lanciato "Ruotolo Senatore! Anche se affluenza bassissima alle urne è una nostra grande vittoria, insieme a chi ha ritenuto di puntare su un uomo perbene che unisce e non divide. Sconfitta la destra. Ruotolo porterà al Senato la Napoli autonoma e fiera di questi anni. Un baffo antifascista". 

Stamattina il Sindaco affida invece a Facebook la sua gioia "Le mie scelte personali, professionali e politiche sono sempre state dettate dal perseguimento della giustizia e del bene pubblico - ha scritto il primo cittadino partenopeo - Anche in questo caso ero certo che Sandro sarebbe stato il senatore giusto, quello per Napoli, quello delle battaglie di una vita. Anche stavolta abbiamo agito con successo, nella scelta della persona e del metodo. Avanti così e buon lavoro a Sandro, uomo libero e coraggioso!".

Alla gioia del sindaco si unisce quella di gran parte del Pd napoletano. La maggior parte dei dem si lancia in frasi euforiche sui social che esaltano il “fantastico risultato elettorale”.

In realtà, dietro la gioia delle dichiarazioni di rito, nessuno vuole davvero confrontarsi con il dato drammatico di questo passaggio elettorale. 

Nessuno vuole davvero interrogarsi sul fatto che l’unico risultato vero di questo voto è quello di aver dimostrato come siano state svuotate le istituzioni e quanto si sia ridimensionato il valore democratico del processo elettorale. 

Ieri è andato a votare solo il 9,5% degli aventi diritto, cioè neanche un cittadino su 10. 

Questo è l’unico vero messaggio che ci arriva da queste urne, nessun “laboratorio”, nessun “metodo Ruotolo”, nessuna rivoluzione civile. Napoli ha dato un segnale chiaro che le istituzioni e i partiti devono leggere e analizzare: esiste una cesura, che rischia di diventare insanabile, tra la vita reale dei cittadini e la politica.

Una campagna elettorale, quella appena conclusasi, passata dai candidati e dai rappresentanti politici, a provare a mettere il cappello. Una campagna che ha visto un dibattito tra “intellettuali” e “meno intellettuali”, tra “sardine” e “partiti complessi”, tra “deluchiani e demagistriani”. 

Una campagna nella quale ci si è concentrati così tanto a discutere delle questioni interne al ceto politico e delle strategie di potere che ci si è dimenticati di discutere di Napoli insieme con i napoletani.