Impazza sui giornali e sui social la notizia del ritorno di Victor Osimhen al Napoli. Già si fantastica su quello che potrà fare nella formazione guidata da Antonio Conte uno come il nigeriano, dotato com'è di fame, esplosività e carisma. Che lo si immagini in campo con Romelu Lukaku oppure senza (in quel caso il centravanti belga ne sarebbe la riserva, e non so con quanta soddisfazione e acquiescenza), per più di qualcuno il triplete sarebbe già in tasca agli azzurri.
Una volta che uno a caso l'ha posta tra le possibili opzioni di una campagna acquisti che appare, a pochi giorni dal suo inizio ufficiale, già stagnante e fumosa (e non solo per la società partenopea), sempre più commentatori della carta stampata, di radio e televisioni si sono lasciati andare a quella che può ormai, e a giusta ragione, essere considerata una vera e propria suggestione.
Non sarà male ricordare a questo punto il significato che a questo termine dà il portale ufficiale di Treccani: "Fenomeno della coscienza per cui un’idea, una convinzione, un desiderio, un comportamento sono imposti dall’esterno, da altre persone (la forma estrema è la suggestione ipnotica e post-ipnotica, esercitata da un ipnotizzatore e operante nel sonno ipnotico e dopo di esso), o anche da fatti e situazioni valutati non obiettivamente, e da impressioni e sensazioni soggettive non vagliate in modo razionale e critico: agire in stato di suggestione; una persona, un modello capace di esercitare una forte suggestione; suggestione collettiva, e in particolare suggestione della folla in tumulto, prevista come circostanza attenuante comune dal codice penale italiano".
Basterebbe questo per rendere ragione di questo ingiustificato e folle stato di incantamento che ha avvolto il mondo calcistico locale e, perfino, quello nazionale. Una possibile spiegazione potrebbe risiedere nella paucità di notizie allettanti o solo fondate nel capitolo "trasferimenti estivi", un'altra nella volontà precostituita di trasformare un sogno (o un semplice desiderio) in realtà.
Il risultato finale non cambia: quello che era vero un anno fa è vero oggi e, ora come allora, non dipende dal Napoli, bensì da un calciatore che ha nella sua sfrenata sete di gol e successi - benefica per chi pratica questo sport - anche il suo vero, immenso limite, fatto di egocentrismo, arrivismo ed egoismo, tutti cattivi compagni per chi il calcio lo deve giocare insieme ad altri, sotto la guida di un allenatore (come Conte poi) e alle dipendenze di una società e di un presidente (nientedimeno che il De Laurentiis). Vogliamo parlarne?
