VIDEO|Sindaco del salernitano arrestato in Turchia

La testimonianza: "Ho sentito sulla mia pelle quello che prova un intero popolo"

Santomenna.  

Massimiliano Voza, sindaco di Santomenna, piccolo paesino del salernitano, è da poche ore rientrato in Italia, dopo aver vissuto un'esperienza che certo non dimenticherà: arrestato e trattenuto dalla polizia Turca in cella all'aeroporto di Instanbul. Trattato come un terrorista e rimpatriato perchè giudicato “persona non gradita”. Il primo cittadino era arrivato in Turchia in qualità di osservatore internazionale nel Kurdistan turco per garantire, insieme ad altri componenti della delegazione europea del Partito Democratico dei Popoli turchi, che la festa del Newroz del 21 marzo, che coincide con l'inizio della Primavera e del capodanno della minoranza curda, si svolgesse in un clima di democrazia. Ma deve averla provata sulla sua pelle questa democrazia, dato che ha passato la giornata di giovedì scorso all'aeroporto Sabiha Gohce di Istanbul, senza poter comunicare con l'esterno o entrare nel paese.

Un'intera notte nella cella dell'aeroporto, senza contatti con i suoi cari, senza cellulare, insieme a 14 persone delle più svariate provenienze. Poi il ritorno in Italia, a Roma, dove ha denunciato tutto alla polizia. Voza, medico e attivista militante e di sinistra, ha ricevuto la solidarietà di Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, che ha precisato come il sindaco abbia “ provato l'intolleranza del governo turco, quella stessa intolleranza che, moltiplicata per mille, subiscono gli attivisti politici della sinistra turca e il popolo Curdo nel suo complesso.

Che la Turchia sia diventata un regime fascista lo sanno tutti ma Unione Europea e Usa fanno finta di non vedere – ha continuato Ferrero -. Chi ha espulso Massimiliano é quindi il regime fascista di AnKara, ma i mandanti risiedono nelle capitali europee e sono coloro che hanno delegato ad Erdogan il lavoro sporco sul traffico di uomini e donne. A Massimiliano non é stato impedito di andare in Turchia ma di occuparsi delle vittime delle politiche di Turchia, Unione Europea e Stati Uniti. Non ci fermeranno” ha concluso Paolo Ferrero.

Sara Botte