Omicidio di Ravello: Lima condannato a 18 anni

Gli avvocati: ricorreremo in appello

Ravello.  

Diciotto anni di reclusione per Giuseppe Lima, ritenuto responsabile, in concorso con Vincenza Dipino, dell'omicidio volontario di Patrizia Attruia, avvenuto a Ravello nel marzo del 2015.

Questa mattina in Tribunale a Salerno la sentenza con rito abbreviato del Giudice per l'udienza preliminare Maria Zambrano. La richiesta del pubblico ministero Giancarlo Russo inizialmente era stata di trent'anni di reclusione, tenendo conto dei futili motivi, poi esclusi come anche la premeditazione. C'è stata inoltre la riduzione di un terzo della pena per la scelta dell'imputato del rito abbreviato.

Intanto i legali di Lima avrebbero annunciato il ricorso in appello. Nel marzo scorso è arrivata anche la sentenza della Corte d'Assise d'appello di Salerno per Vincenza Dipino, la donna accusata dell'omicidio volontario e dell'occultamento di cadavere della sua presunta “rivale in amore”. I giudici hanno stravolto la pena di primo grado per la Dipino e, togliendole 14 anni, l’hanno condannata a soli 9 anni di reclusione. Soddisfatti gli avvocati della donna che si sono visti riconoscere la sua minima partecipazione all’uccisione della Attruia e le attenuanti generiche.

I legali hanno sempre insistito sul fatto che la donna non avesse potuto agire da sola. In un primo momento Lima non era stato coinvolto nelle indagini. Poi, grazie a una serie di documenti e indagini private, realizzati proprio dai legali della Dipino, si è potuto dimostrare ai giudici come la donna non avesse ucciso lei, da sola, la Attruia. Lei avrebbe inizialmente confessato l’omicidio solo per timore della reazione del suo amato, Giuseppe Lima. Il cadavere della 47enne venne nascosto in una cassapanca, fu ritrovato solo dopo tre giorni.

S.B.