“Quando ti chiama la Salernitana, come si fa a dire di no? Per questo campionato, la Bersagliera è come la Juventus in serie A”. Era lo scorso 3 luglio. Giuseppe Raffaele si presentava al mondo Salernitana con il fuoco di vendetta per una serie B sfumato sul più bello con il suo Cerignola e con l’orgoglio di essere approdato in una delle “piazze più calde del Sud”. Cinque mesi dopo, l’allenatore siciliano sta facendo i conti con le pressioni di dover fare bene, vincere e riscattare gli ultimi due anni da incubo, finiti direttamente nelle pagine nere dell’ultracentenaria storia granata.
Cinquanta candeline da spegnere in campo
Per Raffaele però, completamente dedito al campo, alla volontà di centrare l’obiettivo condiviso con la società e la dirigenza al momento della firma nello scorso luglio, qualche ora di relax. Il calendario gli ricorda una data speciale: 5 dicembre 2025 significa soffiare forte sulle sue prime cinquanta candeline di vita. Mezzo secolo legato essenzialmente al calcio, prima da giocatore e poi con la decisione, a seguito di un grave infortunio, di iniziare la sua nuova avventura da allenatore. Un’esperienza iniziata dall’Eccellenza siciliana, fino ad approdare sulla panchina della Salernitana. Il ko di Benevento gli ha tolto il sorriso, alla squadra ha chiesto (così come ha fatto il ds Faggiano) tre vittorie nelle ultime tre del 2025 per restare in carreggiata. Prima il campo, poi la festa: Giuseppe Raffaele si gode qualche ora di relax.
