Mafia, confisca da 5 milioni di euro agli eredi del boss

Nel mirino dei finanzieri del Gico e Procura appartamenti, terreni, auto, società e negozi

Mercato San Severino.  

Diventa definitivo il decreto di confisca dei beni nei confronti degli eredi di Giuseppe Cirillo e degli altri destinatari dei provvedimenti disposti prima dal tribunale e poi dalla Corte d’appello di Salerno. 

La guardia di finanza ha proceduto alla confisca - dopo la sentenza della Corte di Cassazione - di beni per 5 milioni di euro, al termine degli accertamenti professionali del boss deceduto nel 2007. Secondo la procura, Giuseppe Cirillo - ex appartnenete alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo - aveva messo in piedi una cosca mafiosa operativa nel cosentino, in particolare nell’area della Sibaritide dove aveva costituito l’organizzazione criminale denominata “Locale di Sibari”. Cirillo era stato condannato, nel 2005, per associazione mafiosa in virtù del 416-bis. 

Originario della provincia di Salerno, l’ex boss aveva costruito - secondo gli investigatori - un piccolo impero in terra calabrese, che aveva di fatto continuato a gestire anche dopo il trasferimento nelle Marche in seguito al provvedimento giudiziario di obbligo di soggiorno nel comune di Serra de’ Conti, in provincia di Ancona. 

Dagli accertamenti patrimoniali eseguiti dai finanzieri del Gico sarebbero così emersi disponibilità di beni degli eredi sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati, oltre alla loro illecita provenienza. Di qui il provvedimento di confisca nei confronti di beni mobili, immobili e societari che Cirillo aveva lasciato agli eredi. 

Nel mirino, in particolare, appartamenti e locali commerciali, un’azienda operante nella distribuzione all’ingrosso di caffé, un vasto appezzamento di terreno, un rinomato centro estetico, un’automobile e soldi, tutti nel comune di Mercato San Severino, per un valore di ben 5 milioni di euro. 

Il provvedimento di confisca definitivo arriva al termine di un lungo iter giudiziario, partito anni fa quando la procura salernitana fu tra le prime in Italia ad avanzare una richiesta del genere nei confronti degli eredi di un boss considerato aggredibile dal punto di vista patrimoniale. 

Giovanbattista Lanzilli