Camerota, l'affaire creato per gli appalti

Le indagini hanno ricostruito i rapporti creati

Camerota.  

Un “comitato affaristico - clientelare” . Così la procura definisce l’affaire stroncato  dai carabinieri della compagnia di Sapri che hanno eseguito 12 ordinanza di custodia cautelare emesse dal Gip su richiesta della Procura di Vallo Della Lucania e che hanno fatto tremare il Comune di Camerota.

Tra i coinvolti anche il sindaco ed il vicesindaco. Dalle indagini, “è emersa - si legge nell’ordinanza - che l’illecita attività era teologicamente orientata, attraverso la commissione di un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica, ad acquisire, in modo diretto o indiretto, il controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e pubblici servizi e, quindi, a realizzare profitti ingiusti mediante l’appropriazione di denaro pubblico e la sistematica e illegittima attribuzione degli appalti agli imprenditori “amici” o alle società a parziale partecipazione pubblica, ovvero la Caloanca srl, - delegata alla gestione dei parcheggi - ,  La Marina de il Leon di Caprera srl - delegata alla gestione dell’area portuale -. la Consac infrastrutture- delegata alla gestione del servizio di igiene urbana -, la Consac gestione Idriche - delegata alla gestione dell’acquedotto -, la Camerota servizi srl - delegata alla gestione dei porti turistici - e la Kamaraton srl - delegata alla valorizzazione dell’ambiente”. 

Le indagini hanno reso chiari i rapporti che si erano venuti a creare tra gli esponenti della vita politica locale, amministrativa ed economica e, in particolare, come costoro, attraverso il ricorso continuo alla corruzione e perseguendo una logica di reciproca e mutua assistenza, finalizzata alla occupazione sistematica del potere,  siano riusciti a pilotare il risultato di un considerevole numero di gare indette dal Comune di Camerota.

Per il magistrato che ha condotto le indagini “l’associazione ha perseguito i propri illeciti interessi utilizzando la struttura e l’apparato della macchina amministrativa”. E, ancora, con “l’avvento della Giunta Romano ha avuto inizio una “occupazione lottizzatoria”dell’ente comunale. Ciò ha creato i presupposti per rafforzare l’associazione. Il sodalizio criminoso, infatti, si è formato progressivamente ovvero via via che uomini vicini agli amministratori infedeli venivano collocati nei posti strategici dell’ente”

Il ruolo di dirigente del sodalizio, per gli investigatori è rivestito Romano e da Antonio Troccoli: su ogni questione, il primo assume le decisioni finali e mantiene gli equilibri politico clientelari all’interno del Comune; il secondo cura l’architettura delle procedure di aggiudicazione degli appalti. Nel secondo livello, per gli investigatori vi sono: Michele Del Duca, Ciro Troccoli, Rosario Abbate e Fernando Cammarano. “Costoro svolgono, ad un tempo il ruolo di “consiglieri”, di “finanziatori” e di “collettori di voto”, nonchè di titolari degli interessi economici da privilegiare attraverso la commissione dei reati fine”.

Il terzo livello sarebbe stato composto da dirigenti amministrativi che “piegano le proprie funzioni di dirigenti amministrativi a vantaggio del sodalizio senza godere di alcun potere decisionale nell’organizzazione, ma il loro apporto è assolutamente necessario per la realizzazione dei reati fine.