Frode fiscale sui metalli, la sede operativa era in provincia di Salerno

Le indagini sono state effettuate dalla Guardia di Finanza di Arezzo

frode fiscale sui metalli la sede operativa era in provincia di salerno
Salerno.  

Aveva ramificazioni anche nel Salernitano il giro d'affari scoperto dalla Guardia di Finanza di Arezzo e legato alla compravendita di metalli preziosi. Nell'ambito dell'inchiesta le Fiamme Gialle hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni e di disponibilità finanziarie per un valore di oltre 10 milioni di euro. Secondo gli investigatori il sodalizio criminale avrebbe effettuato un'imponente frode fiscale sull'intero territorio nazionale.

L'organizzazione, secondo l'accusa, avrebbe commesso una pluralità di reati, che vanno dalla frode fiscale, realizzata mediante l’evasione dell’Iva derivante dalla compravendita di metalli preziosi, per un giro d’affari di circa 100 milioni di euro, all’autoriciclaggio dei proventi illecitamente accumulati.

Il meccanismo fraudolento scoperto era fondato sul collaudato schema dell’interposizione fittizia di soggetti economici strumentali nel circuito commerciale (cosiddette societa’ “cartiere”) e si era sviluppato attraverso scambi tra società che avevano sede in Toscana, Campania e Lombardia.

Proprio il ruolo svolto da una “società cartiera”, localizzata nella provincia di Salerno, è risultato strategico per la complessiva riuscita del sistema fraudolento poiché sulla stessa è stato convogliato l’ingente debito tributario procurato dalla frode fiscale.

L’individuazione della società è stata resa possibile attraverso molteplici accertamenti: la società, solo formalmente amministrata da un prestanome ma di fatto gestita dai vertici dell’organizzazione, era, infatti, priva di una sede operativa e di personale dipendente, non ha presentato bilanci o dichiarazioni dei redditi a decorrere dal 2014, non è iscritta all’albo degli operatori professionali in oro della Banca d’Italia e non è titolare di alcun rapporto bancario sul quale ricevere ed effettuare i pagamenti delle fatture milionarie oggetto della frode.

Nel corso delle indagini sono stati effettuati interventi mirati che hanno consentito di sequestrare 12 chili di metalli ed oltre 30mila euro in contanti.

In un caso, a seguito di un pedinamento svolto in autostrada da Arezzo a Milano, a seguito di perquisizione dell'auto sono stati rinvenuti e sequestrati due “cilindri” di palladio, del peso di 8,5 chilogrammi, per un valore di circa 700.000 euro, trasportati senza documentazione giustificativa dell’origine. Complessivamente, sono state “tracciate” e ricostruite altre 13 “consegne” di metalli preziosi “in nero”, che non hanno trovato alcun riscontro nella contabilita’ e che avvenivano, di solito, presso svincoli autostradali in località sempre differenti.