Omicidio di Maurizio D'Elia, identificato il finto poliziotto

L'uomo fu torturato e ucciso nell'ambito di una guerra tra clan per il controllo dei videpoker

Bellizzi.  

Maurizio D’Elia, luce sull’omicidio a 13 anni di distanza.

L’uomo era stato torturato e poi ucciso a Olevano sul Tusciano nel marzo del 2002 in una guerra per il controllo dei videopoker nella Piana del Sele tra i clan camorristici Pecoraro (Bellizzi) e la cosca dei Giffoni. I pentiti avevano fornito, nella fattispecie, il nome del 58enne Vincenzo Marciano (di Torre Annunziata ma da 6 anni in Olanda) al sostituto procuratore della Dda, Rosa Volpe. Proprio Marciano avrebbe assunto il ruolo di falso poliziotto e avrebbe sequestrato la vittima insieme a due complici.

La vittima era stata indicata dal clan di Biagio Giffoni quale omicida del capozona di Pontecagnano Peppe ‘o ribotto, dei Pecoraro-Renna. Fu ingaggiato Carmine Izzo di Boscoreale, alias “Carmine ‘o piccolino”, elemento di spicco degli Aquino-Annunziata, che agì con il collaboratore di giustizia Salvatore Izzo, Umberto o’ lustrascarpe. I due, per poco più di 5mila euro e su ordine di Biagio Giffoni, la sera del 12 marzo 2002, assieme a una terza persona (ovvero lo stesso Vincenzo Marciano), si recarono in un circolo di Montecorvino Rovella, dove bloccarono alcuni giovani presenti simulando un’operazione di polizia, per poi prelevare tra questi proprio Maurizio D’Elia.

Quest’ultimo fu portato in una zona isolata di Olevano sul Tusciano dove fu picchiato, interrogato sotto tortura e ucciso. Il corpo di D’Elia venne in seguito gettato in una buca scavata poco prima e ricoperto di calce viva

 

Redazione Sa