Grotte, boschi, briganti e cacio: sulla vetta del Cervati

Il monte più alto della Campania e la sua bellezza tra natura, fede e folclore

Piaggine.  

 

di Simonetta Ieppariello

Dicono che portare con sé un cornettino di capra sia un importante segno scaramantico. E loro nelle tradizioni ci credono. Eccolo il popolo della montagna tra cavalli liberi e un rifugio che diventa l’anima viva del Cilento vero, fiero e profondo. Benvenuti sul Monte Cervati, la vetta più alta di tutta la Campania. La montagna si scala per fede, amore, passione, curiosità. Arrivare lassù diventa la meta. Si sfiorano le nuvole in un bosco di faggetti che si perdono nel tempo antico di una Campania vera, suggestiva, incontaminata e magica. (clicca per vedere la nuova puntata de L'Altra Campania)

Storie di pastori, di un popolo fiero e dei prodotti di una terra unica con il formaggio di capra a maturare in alta quota. Un  viaggio rurale che diventa una vera e propria festa grazie alla “Compagnia re ‘u caso” che hanno camminato per strade non sempre tracciate, con un bagaglio a spalla contenente oltre 50 kg di formaggio, per portarlo a stagionare nel luogo più idoneo.

La forma del formaggio diventa il sapore condiviso della gente. Mangiare un pezzo di formaggio, spezzarlo e condividerlo significare mettere insieme sguardi, persone e luoghi.

Tra le diverse declinazioni del formaggio, quello più antico è aromatizzato con le erbe del Parco Nazionale del Cilento.

E poi si cammina lungo quella strada di montagna che conduce a sfiorare il cielo: acque sorgive; foreste di faggio (i Temponi) tra paesaggi lunari, conche e pianori carsici d’origine glaciale; un antico Santuario tempio sacro di tre borghi; una grotta appena accessibile che s’apre sull'abisso. Benvenuti sul Monte Cervati che con la sua vetta 1899 è la punta più alta di tutta la Campania. E’ proprio quì che in un inghiottitoio carsico la neve restava tutto l’anno e il re mandava a prenderla per fare il gelato. Storie di briganti e pastori, di re e popolo si incrociano nella scalata da fare per fede, amore, passione, voglia di natura e di scoperta.

Tutto questo e molto altro è la magia di una montagna da cui guardare il mediterraneo, che diventa paesaggio, oasi e dimensione interiore. Meravigliose visioni di una Campania meno nota, quella interna sospesa in una manciata di chilometri tra terra, mare e cielo.

Da Piaggine (612 m) si attraversa il fiume Calore e subito si risale lungo la rotabile che, dopo aver attraversato boschi e montagne, conduce a Rofrano e a Sanza.

Appena in vista della radura della Fonte dei Caciocavalli (1200 m) hanno inizio la magia e l’incanto della foresta: ecco davanti agli occhi che s’apre uno degli scenari più belli e suggestivi di tutto il Parco Nazionale, la Foresta dei Temponi.

Sulla vetta del Monte si rinnova, ogni anno, un legame profondo con la storia di un popolo. A pochi passi dall’altica cappella una Grotta conserva gelosamente la Madonna della Grotta. Un anfratto inaccessibile dove, così vuole la leggenda, quella statua in pietra e gesso, fu nascosta dai primi monaci basiliani arrivati in queste terre dal lontano oriente.

Sfumature di cielo, aria purissima, una generosa gemma che la natura ha regalato a questo territorio. Patrimonio dell' Unesco, si trova a sud della provincia di Salerno e gran parte del suo territorio ricade nel comune di Sanza.

Lo spettacolo della prima neve sul Monte Cervati si arricchisce della magia di antichi racconti e leggende sul lupo. I gestori del Rifugio Cervati Casa Rosàlia, a quota 1.597 mt slm, hanno infatti  immortalato le orme di lupo sulla prima neve che ha imbiancato le vette della montagna selvaggia.