De Prisco:"La paura di Aliberti dopo la retrocessione dalla A"

L'ex vice: "Delio non voleva Di Vaio. Aliberti ha amato più di tutto la Salernitana"

Salerno.  

Ospite d'eccezione della conferenza stampa di presentazione del libro "La Salernitana prima dei cento anni" scritto da Alfonso Pierro è stato l'ex vicepresidente della Salernitana Sport Luigi De Prisco che, visibilmente emozionato e ancora molto legato ai colori granata, ha raccontato qualche interessante aneddoto relativo ad Aliberti, Di Vaio, Delio Rossi e la trasferta di Piacenza che sancì, purtroppo, la retrocessione in cadetteria prima della vera tragedia, quella della morte dei 4 angeli granata: "Sono molto contento di essere qua, ho vissuto uno dei momenti più belli della storia della Salernitana. Ricordo che all'epoca, a causa di un furto, la classe arbitrale non era molto contenta di arbitrare i granata ed era sempre tesa quando era designata per le sfide casalinghe. Aliberti avvertiva questa sorta di ostilità e cercò di arricchire lo staff dirigenziale con persone d'esperienza che potessero ricucire il rapporto e rappresentare un punto di riferimento. Ho arbitrato per qualche anno, valutai la sua proposta e accettai dopo tanto tempo chiedendo un parere anche alla mia famiglia. Il mio esordio non fu dei migliori: perdemmo 3-0 a Reggio Calabria, durante il viaggio di ritorno il presidente decise di esonerare Colomba e di chiamare Varrella e contemporaneamente mio figlio veniva operato d'urgenza a Napoli per un attacco di appendicite. Ricordo che Aliberti corse come un matto con la sua auto per portarmi in ospedale, questo dimostra la sua grandissima umanità e che persona fosse".

De Prisco batte proprio su questo tasto: "E' stato un presidente molto amato e molto odiato, è fuori discussione che abbia subito contestazioni anche pesantissime. Vi posso assicurare, però, che amava la Salernitana e che ancora oggi il suo più grande rimpianto è quello di aver perso quella serie A. Ricordo quel sabato sera prima della sfida di Piacenza, sapemmo che saremmo stati accompagnati da 10mila persone e questa cosa metteva i brividi e ci dava una carica importante. Sul campo le cose non andarono benissimo: il palo, il rigore negato, un pareggio che non bastò per salvarci. Dopo il fischio finale andarono via tutti e stavo per mettermi in macchina con alcuni amici per tornare a Salerno, improvvisamente mi chiamò Aliberti: piangeva, era rimasto solo e aveva paura che qualche tifoso potesse reagire con violenza nei suoi confronti rispetto a quella sconfitta sportiva. Mi chiese di accompagnarlo, salii in macchina con lui e posso dirvi che stava proprio male, ripeteva sempre la frase "Abbiamo perso la serie A, abbiamo perso la serie A. Credetemi, ha amato la Salernitana"

Infine un paio di aneddoti: "Dopo la salvezza con Varrella lo vidi molto determinato, mi propose un incarico di vicepresidente e ci misi un po' di tempo per accettare. Capii che stava architettando qualcosa e mi annunciò in anteprima che era in procinto di tornare a Salerno Delio Rossi perchè voleva ricambiare l'affetto del pubblico che aveva dato un grosso contributo per il raggiungimento degli obiettivi. Una sera, a cena, ci riunimmo con il direttore Pavone e ci propose Di Vaio: Delio lo reputava un ottimo giocatore, ma era scettico perchè era stato troppo discontinuo negli anni precedenti. Aliberti, invece, investì ed era convinto che potesse avere tra le mani un potenziale campione del futuro: la carriera di Marco conferma che il presidente aveva ragione. L'anno dopo ricordo invece che Pavone ci parlò benissimo di due ragazzi presentandoli così: uno pieno di brufoli che può fare la differenza (era Marco Rossi, ndr) e uno che ha qualità per arrivare in Nazionale (Vannucchi). Sono stati davvero anni bellissimi".

Gaetano Ferraiuolo