Giornata di approfondimento professionale dei ragazzi con sindrome di down a scopo soliadale. E' la prima iniziativa di questo genere, una bella pagina del Natale, che ha coinvolto famiglie, animatorie ed esperti. E la gioia e l'entusiasmo sui volti dei protagonisti di questa giornata vale più di ogni altro gesto. Emozioni a non finire e tanti insegnamenti, trasmessi proprio da chi è meno fortunato ma nello stesso tempo possiede grandi doti umane. Iniziativa seguita con particolare attenzione da Andrea Grasso Quinta Strada e l'avvocato Livia Ruzza.
"Trattate un essere umano per quello che è e rimarrà quello che è. Trattate un essere umano per quello che può e deve essere, e diventerà quello che può e deve essere." Johann Wolfgang Goethe
Ospitiamo ben volentieri l'intervento della sociologa irpina Mercedes Russo:
Relativamente alle possibilità di orientamento e formazione professionale per i ragazzi con sindrome di Down la realtà italiana è complessa, differenziata e spesso insoddisfacente.
In una realtà migliore di quella attuale gli adolescenti con sindrome di Down dopo la terza media dovrebbero avere la possibilità di frequentare scuole professionali con risorse di personale e con insegnanti adeguati a favorire l'integrazione di persone con ritardo mentale. Spesso questo non avviene e gli adolescenti con sindrome di Down vengono iscritti in altre scuole (Licei scientifici o classici compresi). Questa scelta è dovuta a più fattori, ma il principale è costituito dal fatto che in molte realtà regionali i corsi professionali sono scarsi e/o male organizzati e/o con personale poco sensibile alle problematiche dell'integrazione. È opportuno sottolinearlo anche se vi sono realtà molto bene organizzate e all'avanguardia: si tratta tuttavia di una minoranza.
Nel periodo di formazione è risultata cruciale la possibilità di un tirocinio, tanto più utile quanto più consistente in una alternanza scuola-lavoro. Per la buona riuscita dell'esperienza risultarono fondamentali:
Un progetto di formazione mirato, analitico e condiviso con i genitori e i datori di lavoro, inserimento degli insegnanti-operatori nella realtà dell'azienda (cioè nella situazione lavorativa), un compenso all'azienda (equivalente ad esempio al 50% del guadagno netto di un operaio o poco più), un compenso alla persona con disabilità (ad esempio 30% del guadagno di un operaio), risoluzione di problemi operativi connessi con l'assicurazione, la responsabilità civile, la mensa, il trasporto ecc.
Come ogni adulto, anche le persone con sindrome di Down provano benessere quando riescono ad essere utili, quando vedono che producono qualcosa (motivazione di competenza). Il lavoro può offrire questa opportunità. Da almeno quaranta anni in Italia si sono cercate alternative ai laboratori protetti e ai centri occupazionali. Consideriamo alcune tipiche tipologie.
Inserimento nell'azienda commerciale, agricola, artigianale ecc. dei genitori o di parenti stretti. Teoricamente si potrebbe pensare che in questa situazione la persona con sindrome di Down fatica a diventare indipendente. Questo è un rischio reale. Si tratta comunque di una situazione che può avere anche aspetti positivi. Accettazione e flessibilità permettono di chiedere alla persona il massimo di ciò che può dare, evitando di sottoutilizzarlo.
Inserimento guidato in una azienda. Cruciale è il monitoraggio, con coinvolgimento della famiglia, del datore di lavoro e dei colleghi.
Inserimento nelle aziende pubbliche: uffici pubblici, ospedali, scuole. Si tratta di situazioni meno monitorate delle precedenti. Dati i fini non commerciali di queste istituzioni la persona risente meno delle conflittualità legate al bisogno di produrre e più facilmente viene accettato ciò che sa fare. Nelle realtà in cui vi sono bambini e ragazzi le persone con sindrome di Down sembrano inoltre ulteriormente motivate.
Gianni Vigoroso
