Ha fatto tappa ad Ariano Irpino e Gesualdo, don Antonio Coluccia il giovane prete di Specchia, da anni sotto scorta, più volte minacciato di morte, noto per aver trasformato la villa confiscata a un boss della Banda della Magliana in una casa di accoglienza. Ex operaio, dal 2000 è diventato un simbolo della legalità, al fianco degli ultimi.
“Le mafie e le organizzazioni criminali si inseriscono sempre di più nelle pubbliche amministrazioni - ha detto il prete degli ultimi – esse parlano lingue, non hanno solo armi, sono presenti dove ci sono i soldi. Falcone è stato un profeta in questo. Lo diceva anni addietro. Dobbiamo essere l’antenna, saper captare quelle onde e intercettare il malessere sociale. Le nostre città hanno bisogno di una proposta anti mafia è l’unica più vera è il lavoro.”
Poi don Antonio, parla della sua vita sotto scorta:
“Come cittadino e sacerdote, cerco di fare il mio dovere. Un patto di legalità, impegnandomi per i valori della giustizia, verità, solidarietà e accoglienza. E’ un tempo particolare, ma dobbiamo ravvivare la speranza impegnandoci con tutte le forze. A volte la mia vita, ti limita nella libertà ma mi sento di ringraziare Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza per il grande impegno al mio fianco. Sono persone con il senso dello stato, che danno la vita anche per noi. Con loro ho fatto tante esperienze, ho camminato, persone straordinarie, padri e madri di famiglia, impegnate nel custodire questo territorio. Il senso dello stato appartiene a noi. Mai girarsi dall’altra parte abbracciando la strada dell’omertà. Bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco.
Gianni Vigoroso
