La pillola contro tumori e invecchiamento che costa pochissimo

La metformina contrasta il diabete, ma ha effetti positivi su tanto altro, compreso l'Alzheimer.

La ricerca è in fase avanzata. Il rimedio è conosciuto da secoli, ma solo in questi anni gli studi hanno messo in evidenza il suo potenziale.

 

 

di elleti

C'è una pillola che promette di rallentare il nostro invecchiamento e ridurre la possibilità di ammalarsi di cancro o altre malattie, come l'Alzheimer . E' la metformina, e costa cinque centesimi a pillola. La sperimentazione è in fase avanzata. La metformina è già ampiamente utilizzata per contrastare il diabete, ed è proprio lo studio statistico su questi pazienti che ha dato esiti sorprendenti, al punto da far considerare la sostanza un efficace rimedio contro l'invecchiamento.

In uno studio del 2014, condotto su 90mila 400 diabetici, a metà dei pazienti è stato somministrato questo farmaco, agli altri un diverso tipo di medicinale.

Ebbene, chi ha assunto metformina è sopravvissuto agli altri. Ma non solo: è stato riscontrato un minor numero di malattie cardiovascolari rispetto ad altri diabetici; il farmaco ha esteso la salute e la durata della vita indipendentemente dal suo effetto sul diabete.

La conclusione degli scienziati è stata inevitabile: la metformina può migliorare la salute e la durata della vita nella popolazione in generale.

La ricerca è andata avanti, confermando alcuni risultati fondamentali: può prolungare la vita, ridurre l'insorgenza del cancro, delle malattie cardiovascolari e del deterioramento cognitivo.

A condurre questa ricerca è uno studioso americano di origine israeliana, Nir Barzilai. Non uno qualunque: è direttore dell'Institute for Aging Research presso l'Albert Einstein College of Medicine del Bronx. Nella scorsa primavera è stato anche in Vaticano, in una conferenza sulle terapie cellulari, dove ha presentato i risultati della sua ricerca.

I suoi studi sul farmaco anti invecchiamento procedono in parallelo con quelli stimolati dagli enormi investimenti della Silicon Valley, concentrati in particolare sulla biotecnologia. E che potrebbero portare in un futuro prossimo a risultati importanti sul fronte “anti età”. Ma solo per pazienti molto ricchi. Lo studio di Barzillai, potrebbe avere invece effetti benefici per tutti. Visti i costi. Una prospettiva del tutto nuovo. E che forse non piace a qualcuno. Il motivo? La metformina non è più sotto brevetto e non beneficia, quindi, del costoso processo di sviluppo di altri farmaci.

Barzilai – come informa la rivista Wired Usa -, ha iniziato gli studi sulla meftormina negli anni '80, a Yale. Non avrebbe immaginato che sarebbe poi diventato il centro delle sue ricerche in seguito. E anche quando nel '94 il farmaco è stato adottato per il trattamento del diabete, nessuno avrebbe immaginato che sarebbe diventato un “tema caldo” per la medicina mondiale. Nei due decenni successivi si è invece compreso il potenziale di questa sostanza. I risultati della ricerca hanno infatti dato esisti sorprendenti. I pazienti sottoposti a metformina tendevano a essere più sani. Vivevano più a lungo, con meno problemi cardiovascolari e con una più bassa probabilità di soffrire di demenza e di Alzheimer. Gli esiti positivi sono stati riscontrati anche per il cancro: i diabetici che hanno assunto il farmaco hanno ridotto del 25/40 per cento la possibilità di ammalarsi rispetto a chi usava farmaci tradizionali. E non solo, chi aveva comunque un tumore tendeva a sopravvivere più a lungo.

Risultati che hanno spinto il direttore del Cancer Center Weill Cornell Medicine, Lewis Cantley, a dichiarare: «La metformina potrebbe aver salvato più persone dal cancro di qualsiasi altro medicinale nella storia». E James Watson, premio nobel per aver studiato la struttura del Dna, ha affermato: «Questo farmaco sembra essere la nostra unica vera chiave nella lotta alla malattia».

In un altro studio internazionale, al quale hanno partecipato anche ricercatori dell'Istituto nazionale per i tumori “Regina Elena”, è stato accertato che il farmaco, oltre a ridurre la produzione di glicemia per il trattamento del diabete di tipo 2, ha migliorato l'assetto metabolico dell'apparato riproduttivo nelle donne con sindrome dell'ovaio policistico. Ma non solo, si è anche osservata una riduzione del 45 per cento di decessi in persone con il diabete 2 che avevano un cancro al seno.

Ma cos'è la metformina? Ha una storia antica e lo ribadiamo, ogni pillola costa pochi centesimi. E' una versione non molto modificata di un composto scoperto in una pianta, la galega officinalis, conosciuta anche come lilla francese o ruta di capra. Non appartiene dunque alla categoria “avanzata ricerca scientifica”. E' stata prescritta per secoli come rimedio base. Veniva anche utilizzata per contrastare la minzione frequente, che come si è visto dopo è un segno rivelatore del diabete. Oggi la meftormina mantiene sotto controllo i livelli di zucchero nel sangue, senza gravi effetti collaterali. E' un trattamento largamente utilizzato per diabete 2 e pre diabete. Condizione molto comune per gli adulti, soprattutto in Occidente.

La ricerca ora punta in modo deciso sul contrasto delle afflizioni più comuni dell'invecchiamento. Ma i ricercatori stanno studiando anche altro. La sostanza potrebbe contrastare i sintomi delle malattie autoimmuni, la tubercolosi, la disfunzione erettile. Ed è già largamente prescritta per curare l'obesità, la sindrome dell'ovaio policistico, l'infertilità, la steatosi epatica non alcolica e l'acne. Non male – ricorda Wired – per una pianta che viene definita “erba nociva”.