Autostrade, malavita e manutenzione: viadotti nel mirino

Due inchieste. La prima parte da Avellino. L'altra da Napoli: un camorrista racconta gli appalti

Nel mirino i viadotti, ma non solo. La Società Autostrade: facciano pure, siamo in regola

di Luciano Trapanese

Un processo a carico di Autostrade (e non solo), si avvia a conclusione, quello per la strage del bus, mentre parte un'altra inchiesta. Nasce proprio dal dibattimento per la tragedia di Acqualonga. Riguarda tutti i viadotti, gestiti della società che fa capo ai Benetton, e che hanno una caratteristica in comune con il cavalcavia irpino: il dislivello.

In aula è emerso, tra l'altro, che Autostrade utilizzerebbe i tirafondi delle barriere anche dopo che hanno sopportato l'impatto di uno schianto automobilistico. Non sarebbe proprio il massimo in termini di sicurezza.

Il procuratore Rosario Cantelmo, anche per l'esito di una serie di perizie, ha deciso di inviare gli atti in procura. C'è già un fascicolo, naturalmente. Inquirenti e investigatori sono al lavoro. E' una maxi inchiesta sulla rete dei trasporti in Italia che parte ad Avellino e potrebbe spingersi lontano. Proprio mentre a Genova è in corso l'indagine per un'altra tragedia, quella del ponte Morandi.

Sotto la lente d'ingrandimento della magistratura un pezzo importante delle infrastrutture del nostro Paese: la rete autostradale.

Il governo – attivando Regioni, Comuni e Province - ha dato il là anche a verifiche strutturali estese ai ponti di altre arterie di collegamento. Ma in questo caso non è una indagine della magistratura, siamo a livello di prevenzione del rischio.

La nuova e più ampia inchiesta avviata dalla procura avellinese – che potrebbe essere capofila di una indagine nazionale - si è resa necessaria dopo quello che è emerso nel corso del processo per la strage del bus. Troppe domande senza risposta. Troppi nodi irrisolti. Il dubbio da chiarire sulla manutenzione, sui controlli, sulla gestione complessa e articolata della rete e in particolare dei viadotti. Un'attenzione sulla manutenzione che è resa urgente non solo dalle tragedie, ma dalla constatazione semplice, che molti cavalcavia sono stati costruiti a cavallo tra gli anni '60 e '70. All'epoca non c'erano controlli così approfonditi sulla qualità del cemento. Cemento che – oltretutto - non è eterno, ma soggetto a inevitabile deterioramento.

L'indagine che parte da Avellino non potrà certo rispondere a tutti i dubbi. Ma chiarirà almeno se la nostra sicurezza è garantita quando attraversiamo determinati viadotti.

Nel frattempo c'è anche altro: a Napoli un collaboratore di giustizia sta raccontando dell'infiltrazione della malavita organizzata nella gestione di appalti pubblici per le autostrade. Potrebbero emergere spunti interessanti per un altro filone di indagini.

La risposta di Aspi di fronte alla nuova inchiesta avellinese è stata secca, a riferirla l'avvocato Giorgio Perroni: «La Procura faccia quello che vuole, troverà tutto in regola».

Ce lo auguriamo tutti.