Giornalisti cialtroni e la purezza immacolata a 5Stelle

Sibilia annuncia: informatevi solo sul blog. Come se fosse l'unica indiscutibile verità

Con questa logica non si dovrebbe mai criticare Ciampi. E dire, proprio come il sottosegretario, «chi si oppone al cambiamento dovrà chiederci scusa»

di Luciano Trapanese

La stampa è di parte? Non c'è problema: la soluzione è semplice. La indica il sottosegretario all'Interno, Carlo Sibilia (e con lui altri esponenti dei 5Stelle): informatevi sul blog stellato o sulle pagine social dei deputati del Movimento. L'unico modo, evidentemente, per avere una informazione obiettiva, sincera, non strumentale, corretta, libera e soprattutto onesta. Il resto, tutto il resto, siano essi giornali cartacei o informazione digitale, è meglio evitarlo. In particolare se contengono critiche a questo governo e agli esponenti pentastellati. In quel caso, è chiaro, a scrivere sono stati giornalisti “venduti” ai poteri forti, pennivendoli dell'establishment, gentaglia contraria al cambiamento. In una parola: viva il pensiero unico. Soprattutto se quel pensiero è targato 5Stelle.

E quindi, anche qui, ad Avellino, chiunque azzardi critiche all'operato, spesso discutibile, dell'esecutivo guidato da Vincenzo Ciampi, è schiavo dei poteri forti, è contro il cambiamento, e quindi un disonesto. Non dovremmo commentare frasi del tipo (ultimo post di Sibilia): «Nessuno può fermare un gruppo di persone oneste che vuole solo il bene della città. Sono gli altri che presto si ricrederanno e non avranno altre strade che chiedere scusa e supportare il cambiamento». Dove gli altri (l'opposizione che è netta maggioranza in consiglio e forse buona parte dell'informazione), sono evidentemente disonesti e cialtroni, e che – non si sa per quale motivo – dovranno chiedere scusa e piegarsi al volere di ben 5 consiglieri. Dovremmo far finta di nulla. Non leggere post che sembrano scritti da un giovane tifoso dei 5Stelle che ingenuamente ritiene di essere sempre e soltanto nel giusto, portatore di un verbo di verità e giustizia, rispetto ai cattivi farisei che hanno distrutto la nazione.

Beh, questa volta faremo finta di non aver visto l'ennesimo post sibiliano. Anche a rischio di perdere qualche posizione nella classifica dei giornalisti sgraditi.

Ora, che la stampa non sia innocente è chiaro. Che questi ultimi trent'anni abbiano ampliato la platea dei giornali partigiani (e non di partito), è evidente. E non ci scandalizziamo per definizioni come infimi o puttane. Ormai il linguaggio politico è diventato quello che è, più lercio del più infimo – tanto per citare – dei bar di Caracas. E quindi anche un altrimenti moderato, Beppe Sala, può permettersi di dire al ministro Di Maio, «mi hai rotto le palle», inserendo senza un perché Avellino nella frase. Del resto gli stessi 5Stelle avevano sdoganato le bambole gonfiabili con la faccia della Boldrini e pestato a sangue – metaforicamente – il già sindaco di Roma, Marino, per un conto al ristorante. In tutto questo circo, inutile fare le verginelle e gridare allo scandalo.

Il punto vero è un altro: che tipo di informazione immaginano i 5Stelle? Conta solo quella del loro blog? Contano solo i loro post sui social? Conta solo qualche organo di informazione apertamente schierato dalla loro parte? E' ammissibile una critica al loro operato, o si rischia di essere immediatamente inseriti nel libro nero dei venduti, degli infimi e delle puttane al servizio dei “poteri forti”? Tutto questo non è chiaro. Come non è chiara la loro virulenta battaglia contro i contributi alla stampa. Parliamo di quattro spiccioli, in gran parte drenati da giornali come Avvenire (cattolico), Libero (leghista), il Foglio (centrodestra) e il Manifesto (sinistra). Il resto, poche decine di milioni, finisce in una miriade di piccoli quotidiani locali, assicura, con l'indotto, diecimila posti di lavoro, e una informazione capillare sui territori. Cioè, non colpisce neppure di striscio i giornaloni tanto criticati dai 5Stelle. Non incide di un nulla sul bilancio dello Stato e tiene in vita, non solo i giornali dei piccoli editori, ma anche tipografie, distributori ed edicolanti (quelli che restano). Insomma, possiamo anche capire il ragionamento alla base dei 5Stelle (decide il mercato...), ma parliamo di cifre così misere e di conseguenze così gravi, che farne una battaglia campale sembra almeno esagerato. Soprattutto se non si indica una strada alternativa, un modo per non affossare un settore che lentamente sta uscendo dalla crisi di questi anni (provocata in gran parte dall'evoluzione tecnologica).

Ma c'è altro. Esponenti del Movimento parlano di «editori puri», ma ci sembra di capire non ne abbiano compreso il senso. Anche il giornale “puro” ha una sua linea editoriale, un recinto di opinioni nel quale muoversi per offrire un prodotto coerente al suo lettore. Quella linea editoriale non sporca la purezza del prodotto, ma la esalta. E potrebbe non coincidere sempre con la visione dei 5Stelle. Che si dirà? Anche quel giornale, con un editore puro, è contro il cambiamento? E' piegato ai poteri forti? E' scritto da “giornalisti puttane”?