Io, mentre vado a scuola. Prof vestiti come noi? Aiutoooo

Pure Ghemon si nasconde in questa città con gli occhiali da sole, anche se piove

Avellino.  

di Rita Ciccarone*

Ore 8, più o meno: septum, smiley, occhiali da sole sempre e tatuaggi, cuffie nelle orecchie che trasmettono al cervello musica ad altissimo volume, così da farla sentire anche ai passanti. Un’intera comunità di guerrieri che deambula per le strade della città prima che inizi la guerra.

Gli studenti avellinesi devono seguire delle mode molto rigide e precise: il pantalone dello studente deve avere tre risvolti sulle scarpe alte e due su quelle basse. Preferibile sarebbe un pantalone stretto in modo da fare più preciso il risvoltino che, se fatto dall’interno, è più figo e chiaramente a “zompa fuosso”.

Il pantalone deve inoltre essere strappato sulle ginocchia ed è assolutamente vietato indossare calze. Al contrario, invece, sono obbligatori i fantasmini. Schiere di guerrieri che si assomigliano per farsi coraggio. Altri segni distintivi:lo studente è tenuto ad avere i capelli sempre ordinati e/o ad indossare un cappello.

La tipica studentessa avellinese, invece, ha sempre il mascara, anche alle 8 di mattina e le unghie estremamente curate (prima si portavano le unghie lunghe e colorate, adesso invece corte e con colori a tinta unita).

Tutti devono avere profumo in abbondanza e scaldacollo, sia per uomini che per donne, ma giubbini apertissimi. Dopo essersi riconosciuti e rincuorati, i timorosi guerrieri si dirigono verso la scuola dai sommi maestri e si aspettano tuniche e saio…

MACCHE’! Tra i corridoi si confondono alunni e professori: una comunità!!

Un luogo inclusivo dove ti senti come se fossi a casa tua. Sarà questa l’inclusione di cui si sente tanto parlare?

La mia professoressa di fisica, infatti, ha le stesse scarpe che ho io!

E il prof. di inglese?

Ha la stessa felpa con la maglia bianca da sotto che si intravede e le stesse sneakers di Alessio, il mio compagno di banco!

Che poi sono le stesse sneakers che ha messo Ghemon all’asta. Eh si, perché Ghemon è di Avellino e forse, pensandoci, anche lui è stato un guerriero spaventato e si è travestito come me, anzi, come noi ogni mattina.

Però lui adesso cammina su altre strade e forse proprio per questo non ha più paura dell’inclusione e può permettersi di indossare un saio benedettino a Sanremo. Forse, visto che lui adesso è un influencer, questa schiera di guerrieri avellinesi indosserà un nuovo capo d’abbigliamento a breve.

L’importante è che nasconda bene le nostre paure, le nostre ansie, la nostra poca voglia di farci vedere da una città che porta sempre gli occhiali da sole, anche se piove.

*Studentessa del Liceo Mancini di Avellino

Per intervenire in questa rubrica scrivere a: federico.festa@ottoproduction.it