Donne contro il cancro. «La parrucca? La chiamavo "Amichetta"»

La storia di Graziella Pelosi, Amos Valle del Sabato: ho superato la malattia, unite si vince

La 34enne ricorda Michelina Venezia. "La nostra adorata amica non ce l'ha fatta. Ma il suo coraggio e sorriso resta la lezione profonda che ci insegna con ancora più forza a promuovere la prevenzione. Grazie al Dottore Iannace, io mi sono salvata"

Avellino.  

“E’ stato un rapporto di amore e odio, ma alla fine con la mia di parrucca ci ho fatto amicizia. Le diedi un nome: la chiamavo la mia “Amichetta”, perchè mi ha protetto dai miei stessi occhi, dal mio sguardo che, settimana dopo settimana nel periodo più buio della mia vita, vedevano il mio corpo cambiare”. Ora che i suoi capelli sono ricresciuti e sta per compiere 34 anni, Graziella Pelosi di Serino, ricorda così quel periodo di tre anni fa, in cui era in terapia per sconfiggere un carcinoma al seno.

Diversi noduli al seno. Lo ha scoperto durante una giornata di prevenzione. “Ricordo ancora il viso del dottore Iannace che con quel suo fare, sempre vero e sempre umano, mi disse che avrei dovuto fare una ecografia”. Anche lei è una guerriera coraggiosa, che ha trasformato il suo dolore in coraggio e speranza, impegno e amore per chi soffre oggi, come lei stessa ha provato.

Di anni allora Graziella ne aveva 31. I suoi occhi, il suo viso dolce, raccontano come e quanto la vita di si ammala può cambiare. La prevenzione è tutto, racconta nella sua intervista. Lei è la prima delle donne dell'esercito Amdos e Amos che portano screening gratuiti con i medici in giro per città e paese.

“Quando, nel 2015, mi hanno comunicato la diagnosi, non ho capito realmente, cosa i medici mi stessero dicendo. Nella mia testa ho temuto il peggio: già pensavo a come avrebbe fatto mio figlio senza di me, a come avrebbe reagito la mia famiglia a tutti i progetti fatti. Però non mi sono mai chiesta: perché proprio a me? Piuttosto continuavo a ripetermi: perché agli altri si e a me no? Ma, credetemi, sentirsi diagnosticare oggi un cancro, nonostante l’età media di donne malate si abbassi sempre di più e drasticamente non equivale ad una sentenza di morte”.

Ammalarsi di cancro al seno ti cambia dentro. Quello che cambia è la prospettiva nel guardare la vita, il mondo, le cose e le persone.

«Quando l’ho saputo ho pianto, ma "giusto il tempo di metabolizzare la notizia" e "ricaricata dell'amore della famiglia e dalle donne dell’Amos Serino”, ho affrontato l’intervento, la chemioterapia. Ho cercato di vivere una vita più possibile normale, anche se, quando il cancro ti viene a trovare, la normalità non esiste più e tutto cambia. Ma non necessariamente in peggio». Ad ascoltare l’esercito delle donne che grazie a Carlo Iannace lottano e del dolore fanno forza ci si interroga davvero sul senso della vita e l’importanza dei rapporti con il proprio prossimo.

“Il mio intervento è stato molto invasivo - spiega -. Ho subito una mastectomia e svuotamento ascellare. Poi con i sei mesi di chemio è arrivato il peggio. Quando vedevo degli specchi li evitavo, m i abbassavo, li scansavo. Ad aiutarmi c’è stata la mia “Amichetta” la parrucca, che mi ha reso la vita possibile. Ora so che è più importante un sorriso che parole buttate lì per circostanza, che è più utile un abbraccio che un'occhiata caritatevole e senza valore vero. Ora so che l'empatia non è solo teoria!". Le donne Amdos e Amos sono prontissime per la sfida della sciarpa rosa. Il prossimo otto marzo si partirà in treno per approdare a Lioni e misurare i chilometri tessuti dalle mani operose di tanti.

In questo cammino, in cui Graziella ha imparato ad "apprezzare la vita qui e ora", non è mancato l'aiuto proprio dell’Amos Valle del Sabato.

“Non dimenticherò mai quello che Patrizia Luciano ha fatto per me - spiega -Lei con tutte le altre mi hanno insegnato ad andare avanti, passo dopo passo con forza e amore. Dalle chiacchierate le donne dell’Amos, dai momenti di svago organizzati dalle volontarie alle coccole delle estetiste, fino al Corso di Danza che ci fa recuperare comunque un’armonia con il nostro corpo. Ecco tutto quello che ruota intorno al miracolo realizzato e portato avanti dal Dottore Iannace salva, aiuta, e cura”.

Il passaggio cruciale nella vita di una donna, giovane o anziana, che scopre di essere malata è quello del decorso, della chemio.

“Io ho fatto quella tosta, che ti fa perdere i capelli. Così ha rasato quello che rimaneva e ho deciso di accogliere la nuova amica d'avventure la mia “amichetta”. L’ho piazzata sul comò nella stanza da letto, a volte presenza ingombrante e invadente, a volte amica che mi aiutava. Non nego il dolore che ho sempre provato e che ancora oggi mi fa riempire gli occhi di lacrime al solo pensiero, nel temere di non farcela. Sotto suggerimento della mia straordinaria presidente, Patrizia Luciano, ho deciso di parlare al mio bambino spiegandogli come sarei cambiata, nel tempo, per la malattia. Poi, per fortuna, tutto è passato. Ho da subito deciso di essere una volontaria Amos e invito tutti uomini e donne, malati e non, a diventarlo”. La sezione Amos Valle del Sabato lo scorso anno è stata segnata da un doloroso lutto. La perdita di Michelina Venezia ha segnato tutte. Forte, coraggiosa e sempre sorridente Michelina ha affrontato con coraggio unico la sua battaglia. La semplicità e straordinarietà di una donna vera.

“La ricordiamo in tutto quello che facciamo, in come lo facciamo. Michelina è il nostro cuore. Ha sorriso sempre e comunque, nonostante il male l’abbia debilitata nel tempo fino a non farla camminare. Ma lei ha sempre dato, comunque coraggio a noi. Il nostro territorio è quello della Valle del Sabato. La Valle dei Veleni l’hanno ribattezzata. Nessuno studio ufficiale confermerà mai la netta corrispondenza tra inquinamento e incidenza dei tumori, ma resta la rabbia di tutti nel vedere il nostro territorio offeso e martoriato dall’inquinamento».