Clinica Malzoni, la Corte d'Appello riconosce gli arretrati

La sentenza per alcune dipendenti della casa di cura di viale Italia

Avellino.  

A distanza di circa quattro anni dall’inizio della vertenza, un’importante sentenza della Corte d’Appello di Napoli ha riconosciuto ad alcune dipendenti della Casa di cura Malzoni di Avellino il diritto alla corresponsione liquidazione degli arretrati.

La vertenza era stata attivata a seguito dell'Accordo tra AIOP della Campania siglato il 15 settembre 2010, che rinviava alla contrattazione regionale l’an ed il quantum degli arretrati relativi al rinnovo contrattuale 2006-2010, da liquidare in via forfettaria, una tantum, ai singoli dipendenti;

ciò non è mai avvenuto e ieri la Corte d’Appello di Napoli, ha accolto la tesi portata avanti in questi anni dagli avvocati Sabrina Mautone, Fiorita Lombardi e Anna Maria Gubitosa del Foro di Avellino, coadiuvate dalla dott.ssa Romina Garofalo, secondo cui i contratti collettivi non possono essere derogati da contratti aziendali successivi, allorquando i secondi siano siglati dalle organizzazioni sindacali, senza il consenso degli aventi diritto; ciò significando che, ogni qual volta la contrattazione collettiva nazionale riconosca ai lavoratori un diritto e quest’ultimo entri nel patrimonio dei singoli lavoratori, le organizzazioni sindacali non possono più disporne autonomamente, senza l’esplicito consenso di ogni singolo lavoratore.

Gli avvocati Sabrina Mautone, Fiorita Lombardi e Anna Maria Gubitosa, che hanno curato e difeso gli interessi e i diritti dei lavoratori in questione, hanno così commentato la vittoria giudiziaria: “La pronuncia della Corte d’Appello testé citata è particolarmente significativa, non solo perché costituisce nella fattispecie, per quel che concerne gli arretrati AIOP, un rilevante precedente giurisprudenziale, ma anche perché rappresenta il conseguimento di un notevole risultato dell’azione giudiziaria portata avanti in questi anni dalle sottoscritte ed indirizzata all’affermazione di un diritto sacrosanto dei lavoratori che non poteva più essere messo in discussione dalle singole aziende sanitarie private e rinviato, sine die, al momento del ripianamento della crisi economico finanziaria delle stesse”.