Il Reddito, la droga e le anime nere del Movimento

Prima erano nemici da battere, ora sono solo corvi da evitare

Ringraziamo la collega Paola Iandolo per la correttezza e il coraggio testimoniato

Avellino.  

C'è uno scatto, una foto di cui esistono soltanto due esemplari: una copia è nell'archivio dello scomparso giornalista Faustino Grimaldi.

Faldoni e faldoni di documenti non consultabili per una serie di circostanze che sarebbe poco garbato ricordare. L'altra copia, quella “clandestina”, realizzata all'insaputa di Grimaldi, è nelle mani di una persona che molto difficilmente la mostrerà ad alcuno: una enorme distesa di divise fasciste, abbandonate e ammassate in tutta fretta, da centinaia e centinaia di avellinesi, in una zona che all'epoca era di estrema periferia e che oggi si identifica con via Capozzi, mentre anni e anni fa, prima ancora dello stadio e degli anni ruggenti dell'Avellino, era semplicemente il Vasto e la cupa di via Tuoro.

Molte divise, quelle più pulite, erano di gerarchi. Abbandono frettoloso di una idea sbagliata, rinnegata dopo le bombe e, con i morti ancora sulle strade, con l'arrivo degli Alleati, il primo ottobre 1943.

Antonio Di Nunno, vero Maestro di Giornalismo, in un memorabile articolo, ha ricordato quei giorni in modo altrettanto fotografico ...un destino infelice volle che Avellino entrasse in guerra, la sua guerra, dopo la caduta del fascismo e addirittura dopo l’armistizio...

Quella foto, quelle divise viste a distanza di decenni da uno che quei giorni non li aveva vissuti, trasmettevano un senso di soffocamento, di immedesimazione per quante erano e per l'odio che avevano rappresentato.

Ieri, nell'odio che stillava dalle centinaia di commenti sui social che si sono accumulati dopo aver pubblicato una notizia su come (anche) finivano i soldi recuperati con il Reddito di cittadinanza è riemersa quella immagine, mostrata per caso a un giovanotto oramai trentacinque anni fa.

Con una differenza.

Dietro il commento che si spinge in analisi grammaticali poi uno risale a una infermiera del Moscati, che o non ha letto o non sa leggere.

Più in basso di giornalisti capere indignati, non si sa perché non si sa in nome di cosa, uno scova integerrimi cronisti con un occhio all'etica e l'altro agli interessi della moglie nel Movimento.

Uno a uno, fino a 136 tra i più squallidi odiatori, risali ai loro volti, alle loro storie, ai tanti frustrati cacasenno che devono attaccarsi a quello che pubblicano o commentano per sentirsi agganciati al mondo. Indossando, tutti i giorni, al posto di una divisa un'anima nera.

Beh, c'è pace.

Prima erano quelli da battere. Adesso, come corvi neri, sono semplicemente da evitare.