Spazi e senso di comunità per non essere più terra di suicidi

Partecipato momento di riflessione sul mal di vivere voluto dalla Diocesi

Avellino.  

Un momento di riflessione nella quiete di parco Palatucci per interrogarsi sui motivi che vogliono l’Irpinia tristemente in cima alla classifica dei suicidi. Il mal di vivere si è impossessato ormai da anni di questo territorio. I dati sono impietosi e da qui, dai freddi numeri, si parte con una riflessione per capire come invertire la tendenza.

Un momento da condividere, anche con tanto di accompagnamento musicale, fortemente voluto dal vescovo Arturo Aiello e dalla Caritas a cui ha risposto bene la comunità avellinese 

“Dobbiamo capire che il discorso non deve riguardare i soggetti singoli ma il corpo sociale – dichiara Aiello - Un gesto del genere, anche se avvenisse di rado e purtroppo qui in Irpinia non è cosi, interpella tutto il corpo sociale che sarà malato, sono punte dell’iceberg di un disagio spesso nascosto che riguarda l’intera comunità”. 

Gli fa eco Carlo Mele, direttore della Caritas. “Non c'è una ricetta, noi già qualche anno fa avevamo attivato un numero di telefono di prevenzione, ricevendo tantissime richieste di aiuto e capendo che qualcosa bisognava fare. Ognuno può fare qualcosa nel suo piccolo per evitare questi gesti ma le istituzioni devono mettere in campo servizi adeguati”.

Il dottor Alfonso Leo, psicoterapeuta, spiega come l’Irpinia sia una triste eccezione in Campania, tra le regioni a più basso tasso di suicidio. “Se prendiamo Napoli, ad esempio, scopriamo che seppur in una realtà difficile e spesso delinquenziale, c’è maggior senso di comunità. Ad Avellino questo non esiste, le istituzioni devono creare spazi e strutture per fare gruppo, punti di aggregazione”.