«Uccisero mia sorella. No all'odio, sono un prete»

Santa Lucia di Serino. Don Luca Monti commenta la condanna a morte dei 7 miliziani islamici

Santa Lucia di Serino.  

"Cosa provo? Io sono un sacerdote, sto cercando di capire anche io. L'odio è una soluzione che ho scartato già tre anni fa". Don Luca Monti, parroco di Santa Lucia di Serino, in provincia di Avellino, commenta la notizia della condanna a morte dei  sette miliziani islamici che, nel 2016, uccisero 22 persone in un attentato a Dacca, in Bangladesh. Tra le vittime ci fu anche sua sorella Simona, 33 anni e incinta di cinque mesi. Un dramma senza fine che sconvolse il mondo intero per l'enorme tributo di sangue nell'assurda guerra di religione. "Ho appreso proprio ora delle condanne. Cosa provo? Io sono un sacerdote, sto cercando di capire anche io. Sto in un silenzio per cercare di capire tutto - dichiara ad Adnkronos - L'odio è stata una soluzione scartata tre anni fa, appena ho saputo che Simona era tra le vittime, oggi confermo le stesse cose che dissi allora. Da essere umano sono contento che la giustizia faccia il suo corso anche in un Paese non occidentale e con le sue lentezze. Per il resto preferisco pregare". L'odio come sentimento da scartare, evitare e tenere lontano con la preghiera. "L'esperienza del mio dolore la offro a Dio ogni giorno", spiega Don Luca. 

Simona venne sgozzata, trucidata come gli altri perché non conosceva il corano. «Questa esperienza di martirio per la nostra famiglia spero possa contribuire a costruire un mondo più giusto e fraterno», aveva detto don Luca. 

«Una ragazza da prendere come esempio, una sorella che tutti vorrebbero avere, mi avresti fatto diventare zia....la notizia più bella del mondo....e tu così felice di diventare mamma. adesso tutto questo non c'è più per colpa di gente che sono bestie e mi hanno portato via i miei affetti.. Non vedevo l'ora di abbracciarti e vederti con quel pancione.», raccontò Susanna Monti sorella di Simona in un post su facebook, che commosse il mondo intero. 

Subito dopo quella strage, in don Luca nacque il desiderio di mettere in campo un progetto per la realizzazione di una chiesa in Bangladesh, nella diocesi di Khulna. "La chiesa venne costruita nel giro di pochi mesi – ricorda. Partecipai alla celebrazione della consacrazione di quella chiesa. E’ stata la prima e ultima volta che ho visitato il Bangladesh, anche se sono rimasto in contatto con il Vescovo di quella diocesi. Ogni tanto mi manda anche qualche foto quando riesce a raggiungere il villaggio perché è molto lontano da Dacca".

In occasione di quella sua visita ebbe modo di ricevere la solidarietà delle persone del posto. "Ricordo che c’era un uomo, che aveva vissuto per qualche anno in Italia, che mi ha parlato di come la sua nazione abbia vissuto in maniera scioccante quella strage. Il Bangladesh, nonostante sia paese a maggioranza islamica, ha sempre vissuto in maniera armoniosa la relazione con altre religioni, compreso quella cristiana. Certo l’episodio di Dacca non è stato l’unico, ce ne sono stati altri perché esiste un focolaio d’odio nei confronti della nostra religione, ma questo appartiene alla vita della Chiesa, da sempre perseguitata. Sono duemila anni che cercano di mettere a tacere il Vangelo, ma ogni volta l’amore di Dio esce ancora più forte".?